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«Edoardo non venne protetto» L'ultima disputa di casa Fiat

«Edoardo non venne protetto» L'ultima disputa di casa Fiat

«È chiaro che se qualcuno si era assunto il compito di tutelare Edoardo Agnelli, non lo ha svolto in modo adeguato, sia che egli sia stato ucciso sia che si sia suicidato». È una sentenza di un tribunale, non un pensiero o un'opinione di un passante. Così ha scritto Maria Sterpos, giudice di Torino, motivando l'assoluzione di un azionista Fiat, Marco Bava, grande amico di Edoardo, dall'accusa di diffamazione per le frasi pronunciate in un'assemblea al Lingotto nel 2008, parole per le quali la procura aveva chiesto sei mesi di carcere: «Ritengo responsabile per omessa vigilanza - aveva detto Bava - anche la sicurezza Fiat che non solo allora non ha protetto sufficientemente Edoardo Agnelli».
Una storia amarissima che non si è conclusa con la morte dell'erede di Gianni Agnelli, trovato morto ai piedi del viadotto lungo l'autostrada Torino Savona, al chilometro 44,800 tra i caselli di Marene e Fossano, un volo di ottanta metri, la fine di un'esistenza aspra ma ancora tutta da vivere e ancora oggi da chiarire. Il giudice Sterpos spiega che: «Da sempre Bava ha sostenuto che Edoardo Agnelli è stato ucciso a causa presumibilmente di un suo scomodo ruolo negli equilibri di potere interni alla Fiat». La Sterpos va oltre perché aggiunge che «dubbi sulle circostanze della morte del figlio dell'Avvocato sono stati sollevati da molti».
La battaglia legale si riapre, immediatamente. Giovanni Anfora, avvocato di parte civile, annuncia il ricorso in appello contro l'ingiusta e iniqua sentenza di assoluzione e smonta la tesi del giudice Sterpos accusandola di valutazione errata degli atti processuali perché non ci furono carenze o errori del servizio di sicurezza Fiat nella vicenda di Edoardo Agnelli, tanto che la magistratura, dopo gli accertamenti sulla morte del figlio dell'avvocato Gianni Agnelli, «aveva escluso qualsiasi rilievo o osservazione».
Gli accertamenti della magistratura, gli equilibri di potere interni alla Fiat, questi i punti attorno ai quali si cercano risposte sicure ai dubbi e ai misteri sull'autopsia mai effettuata, secondo una tesi non smentita, la domanda senza risposta sull'incomprensibile assenza della scorta che avrebbe dovuto tutelare Edoardo, un caso che si è ripetuto nella vicenda di Lapo Elkann lasciato solo, di notte, e salvato dalla morte soltanto grazie a una telefonata al 118 della persona che con lui si trovava in quel momento. Altre zone oscure sul sopralluogo di villa Leone, dove viveva Edoardo, su alcune lettere dello stesso inviate alla sorella Margherita.
Molte, troppe pagine strappate o di impossibile lettura, un ramo della famiglia in lotta, la fine tragica di un uomo che al tempo, non molti lo sapevano e lo sanno, pesava 120 chilogrammi e nonostante la sua altezza di un metro e novanta non poteva facilmente superare l'ostacolo della barriera metallica (il new jersey) alta complessivamente un metro e cinquantatre centimetri.
La sentenza di Torino manda in frantumi una vetrina che sembrava blindata e scarica altro gas velenoso in una famiglia che ha perduto, in modo quasi repentino e tragico, i suoi capi carismatici e, insieme gli eredi.

E rischia, nel silenzio e nelle carte dei tribunali, di smarrire la propria grande storia.

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