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Energie rinnovabili, Grillo loda la Cina (ma tace sul carbone di Pechino)

Il guru pentastellato celebra i risultati green del Dragone, ma dimentica di mostrare l'altra faccia della medaglia cinese: Pechino continua ad espandersi sull'energia inquinante a carbone

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Simpatie e amnesie. Quando si parla di Cina, Beppe Grillo assume un atteggiamento bipolare: da una parte tesse le lodi di Pechino, dall'altra sembra dimenticare gli aspetti più controversi del Paese asiatico. Nelle scorse ore, ad esempio, il guru pentastellato si è messo a celebrare la presunta primazia green del Dragone, trascurando però il fatto che la Cina sia al contempo anche uno dei più grandi inquinatori del Pianeta. E meno male che i grillini erano quelli della transizione ecologica tout court e dei provvedimenti draconiani in favore dell'ambiente. In questo caso, quell'eco-intransigenza pare sia venuta un po' meno.

Energie rinnovabili, Grillo incensa Pechino

Così, dalle pagine del suo blog, Grillo ha rilanciato una notizia dal titolo roboante: "La Cina domina il mercato delle energie rinnovabili". A corredo, un'immagine con tanto di bandiera cinese e di praticello verde. Nell'articolo vengono celebrati i traguardi di Pechino in materia e si spiega che "le più grandi aziende statunitensi sono nettamente indietro rispetto alle loro controparti cinesi quando si tratta di generare entrate da energia rinnovabile". Vengono poi citati alcuni dati riportati da BloombergNef, secondo i quali le aziende che compongono lo Standard&Poor 500 (indice azionario statunitense) producono solo il 3,4% dei loro ricavi da fonti di energia pulita. Ovvero, circa la metà di quanto guadagnano le aziende dello Shanghai Composite Index (Borsa di Shanghai).

"Secondo gli analisti, il maggior numero di opportunità di investimenti azionari nell’energia pulita si trova nella regione Asia-Pacifico", si legge ancora nell'articolo. E viene poi menzionato un rapporto di Global Energy Monitor, secondo il quale "la Cina è destinata a raddoppiare la sua capacità e a produrre 1.200 gigawatt di energia attraverso l'energia eolica e solare entro il 2025, raggiungendo il suo obiettivo del 2030 con cinque anni di anticipo, con parchi eolici e solari su vasta scala". E ancora, una bella sviolinata ai risultati green di Pechino: "Si dice che a partire dal primo trimestre dell’anno, la capacità solare su scala industriale della Cina ha raggiunto i 228 GW, più di quella del resto del mondo messo insieme". A quanto si apprende, le installazioni in grado di produrre energie rinnovabili sono concentrate nelle province settentrionali e nord-occidentali del Paese, come Shanxi, Xinjiang e Hebei.

Energia da carbone, Cina verso un nuovo record

Peccato che, nel proprio post, Grillo abbia dimenticato di raccontare l'altra faccia della medaglia cinese. A fronte di una rapida espansione sul fronte delle rinnovabili (dettata in primis da ragioni economiche e di sviluppo industriale), la Cina sta anche continuando ad aumentare la produzione di energia attraverso il carbone. "Più della metà di tutto il carbone consumato nel mondo negli ultimi dieci anni è stato consumato in Cina, e la febbre del carbone nel paese non mostra segni di declino", spiega al riguardo Li Shuo, consulente politico senior di Greenpeace East Asia. Così, Pechino si starebbe apprestando a completare un altro anno da record sul fronte delle centrali a carbone. Secondo la stessa Greenpeace, solo nel primo trimestre del 2023, i governi provinciali cinesi hanno già approvato almeno 20,45 GW di nuovi progetti nel settore del carbone. Stando alle stime della Ong ambientalista, si prevede che la percentuale di elettricità cinese generata dall'energia eolica e solare aumenti di meno dell’1% all'anno tra il 2023 e il 2030.

Di questo passo, il Paese del Dragone rischia di disattendere la promessa della neutralità carbonica entro il lontano 2060, assicurata dal presidente Xi Jinping nel 2020. Il paradosso è che, mentre nel Paese asiatico proseguono le emissioni inquinanti, da noi si colpevolizzano i piccoli consumatori che magari tengono acceso il condizionatore per qualche ora e che vivono in palazzine ritenute inadeguate ai nuovi canoni ecologisti e ai dikrat Ue in materia. E ancor più significativo è il fatto che siano proprio i Cinque Stelle ad auspicare un "green new deal" senza deroghe.

Chissà perché, Beppe Grillo si è però scordato di rappresentare la Cina nell'interezza e nella complessità del suo approccio ai temi ambientali, preferendo invece raccontare una sola parte della realtà.

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