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L’ultimo regalo di Monti: l’Imu diventa definitiva

Nel Def confermata l’imposta. E la disoccupazione giovanile tocca il record dal ’77

L’ultimo regalo di Monti: l’Imu diventa definitiva

Addio con trappola di Mario Monti e Vittorio Grilli oppure il cedimento a un pressing europeo, in cambio della fine della procedura di infrazione contro l'Italia. Comunque sul cammino appena iniziato di Enrico Letta è piombato un regalino sgradito, l'ultimo del governo tecnico uscente.

Il ministero dell'Economia lunedì sera ha modificato in corsa il Def, il Documento di economia e finanza che era stato approvato il 10 aprile. La prima versione prevedeva per i prossimi anni, due scenari diversi. Uno con la scomparsa dell'Imu, secondo le leggi vigenti, a partire dal 2015. Il secondo la riconferma dell'imposta municipale unificata e delle relative entrate.

Nella correzione è rimasto solo quest'ultimo «tendenziale». Quindi, dal punto di vista dei conti, l'imposta municipale diventa permanente. E si dà per scontata la riconferma, anche quando la sperimentazione terminerà, dell'Imu o di un'altra imposta che porti le stesse risorse.

La ragione l'ha spiegata il ministro dell'Economia. «La Commissione Ue ha detto che non si può andare in giro con due tendenziali». Grilli non ha spiegato perché sia stata scelta proprio l'ipotesi che prevede la conferma dell'Imu. Dal punto di vista dei rapporti con Bruxelles è sicuramente lo scenario più tranquillizzante, ma da quello politico il nuovo Def rende tutto molto più complicato.

Perché l'abolizione dell'imposta, perlomeno sulla prima casa, è un punto qualificante del centrodestra e in particolare del Pdl, che si appresta a sostenere un governo guidato dal Pd Enrico Letta.

Dal punto di vista dei conti cambia poco: in ogni caso, si dovrà coprire le mancate entrate dell'Imu. Ma con un Def che prevede esplicitamente la sua riconferma, ci sarà bisogno di dare più rassicurazioni alla Commissione europea. Anche nel caso, più probabile, che si scelga non di abolire del tutto l'imposta, ma solo di modificarla. Ad esempio escludendola del tutto sulla prima casa o attenuando l'inasprimento della percentuale di rendita catastale sulla quale è calcolata (nella versione Monti passata dal 105% al 160%). Anche in questi casi, il nuovo governo dovrà rendere conto alla Commissione europea, pena la conferma della procedura per deficit eccessivo.

«È materia del prossimo governo», hanno precisato ieri i relatori del decreto sui debiti della pubblica amministrazione. Una preoccupazione in più, insomma, per Letta. Che si ritroverà ad affrontare anche altre emergenze come il rifinanziamento della cassa integrazione e la crescente disoccupazione. Problema strutturale, come ha certificato ieri l'Istat. In 35 anni l'istituto di statistica ha stimato quasi un milione e mezzo di disoccupati in più dal 1977 a oggi. In particolare quest'anno abbiamo battuto il record della disoccupazione giovanile che risaliva proprio al '77. Il tasso dei senza lavoro tra 15 e 24 anni l'anno scorso ha toccato il record assoluto al 35,3%, il livello più alto da 35 anni.

L'Istat ha confermato anche la gelata dei consumi. Il nono calo congiunturale consecutivo. Rispetto all'anno scorso sono diminuiti del 4,8%, in particolare quelli dei beni non alimentari. Un segnale di come la crisi sia ormai entrata nella vita delle famiglie italiane. Ma anche un ulteriore campanello d'allarme per i conti pubblici. Le entrate fiscali, che sono già crollate, diminuiranno ulteriormente quest'anno.

E renderanno più difficile centrare il pareggio di bilancio.

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