Politica

Faida continua tra i grillini: Casaleggio licenzia Pizzarotti

RomaTra le virtù di Gianroberto Casaleggio svetta la sua idiosincrasia per il politichese, quel linguaggio, cioè, che fonda la sua stessa efficacia sull'ambiguità e sulle sfumature; che sguazza felice nell'acqua stagna dell'allusività. E, quindi, se un giornalista maliziosamente gli chiede cosa pensi del sindaco di Parma (primo grillino a guidare un capoluogo di provincia), il braccio destro di Grillo non si nasconde dietro metafore ambigue: «In qualunque amministrazione locale in cui durante la campagna elettorale si prendono degli impegni bisogna poi verificare se gli impegni sono stati mantenuti. Se non lo sono stati si va a casa o quanto meno si chiede agli elettori: “dovrei andare a casa?”». Questa è la parte finale della lunga intervista apparsa nella domenica di Pasqua sul Fatto Quotidiano. L'attacco al primo cittadino di Parma, Federico Pizzarotti, è frontale. E il giudizio senza appello si riferisce a ciò che Pizzarotti (spalleggiato da Grillo) aveva promesso apertis verbis: chiudere l'inceneritore comunale. Alla fine, però, Pizzarotti la sua battaglia ecologica l'ha persa. L'inceneritore rimarrà al suo posto. Amministrare una città, questa la morale che lo stesso Pizzarotti ha ricavato, è cosa molto lontana dai sogni movimentisti.
Il problema ora si pone, però, a livello politico ed è lo stesso Casaleggio a sottolinearlo. Fa spallucce se gli si chiede conto degli epurati. E al massimo risponde: «Non sono Charles De Gaulle. Sono persone che rappresentano un movimento. Quando non lo rappresentano più lo decide il movimento». Quindi i peones grillini possono traslocare tranquillamente. Di loro non si curerà più. Per ciò che riguarda il primo cittadino di Parma, però, il discorso è differente. E la portata politica di una sua eventuale espulsione ben maggiore.
Ovviamente la replica di Pizzarotti non si è fatta attendere. Non ha parlato però davanti a una platea di attivisti bensì dalla sua pagina di Facebook. «Amministrare - spiega - è affrontare problemi reali e, a volte, vuol dire anche non vincere alcune battaglie». Insomma il primo sindaco grillino di una grande città scopre che la politica comunale è anche arte del compromesso. «In meno di due anni - aggiunge - il debito del capoluogo parmigiano è dimezzato ma ancora molto resta da fare».
Sul movente del suo dinamismo, però, Grillo e Casaleggio hanno altre opinioni. Diventano sempre più insistenti, infatti, le voci che vogliono Pizzarotti catalizzatore delle frustrazioni dei fuorisciti dal movimento fondato dal comico genovese. Secondo queste voci il primo cittadino di Parma sembra muoversi per raccogliere attorno a sé le istanze più autorevoli del dissenso: dal consigliere regionale Giovanni Favia ai parlamentari espulsi (Orellana, Mastrangelo, Gambaro, Campanella, Bocchino e Battista). Pizzarotti, insomma, si starebbe muovendo per creare un nuovo soggetto politico. Poi arriva Vito Crimi, già portavoce dei senatori, che prova a fare da paciere. «Non vedo nessuna contrapposizione con Casaleggio. Si tratta solo di aspettative. Mi sembra che Pizzarotti abbia lavorato bene e che sia apprezzato sul territorio».

Dal compromesso di Pizzarotti alla mediazione di Crimi, l'arte politica dei grillini sembra in via di trasformazione.

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