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Favori al San Raffaele, prosciolto Storace. «Chi mi chiederà scusa?»

Non ci fu corruzione: escono di scena il leader de La Destra e l'imprenditore Giampaolo Angelucci. Al centro della vicenda un finanziamento di sette milioni di euro in favore della clinica della Pisana. I pm avevano già chiesto due volte l'archiviazione, ma il gip aveva disposto l'imputazione coatta

Favori al San Raffaele, prosciolto Storace. «Chi mi chiederà scusa?»

Il suo disappunto lo esprime via Twitter: «Dal 2007 sotto accusa per corruzione datata 2004. Oggi prosciolto perché il fatto non sussiste. Senza prescrizione. Chi mi chiederà scusa?». A scrivere è il leader de La Destra Francesco Storace, prosciolto oggi dal gup Giacomo Ebner «perché il fatto non sussiste» dall'accusa appunto di corruzione per un finanziamento di sette milioni di euro che sarebbe stato assegnato nel 2006 al centro ospedaliero San Raffaele di Roma di proprietà della Tosinvest dell'imprenditore Giampaolo Angelucci (anche lui prosciolto) per ripagare i 400mila euro ricevuti nella campagna elettorale per le regionali dell'anno precedente. Per l'accusa Storace, quando era ministro della Sanità, avrebbe firmato un decreto che dava il via libera a cospicui investimenti nella ricerca scientifica, parte dei quali sarebbe stata proprio destinata alla clinica della Pisana. Un'ipotesi completamente caduta in udienza preliminare alla quale si è arrivati dopo l'imputazione coatta disposta dal gip a seguito di ben due richieste di archiviazione formulate dalla stessa Procura, che non era riuscita ad individuare la prova della corruzione e che comunque aveva chiesto la prescrizione delle contestazioni. Soddisfatto l'avvocato Romolo Reboa, che ha difeso il leader de La Destra con Giosuè Bruno Naso: «L'onorevole Storace ha dovuto subire che la vicenda si protraesse di quattro ulteriori anni rispetto alla prima richiesta di archiviazione fatta dalla Procura. E tutto per l'opinione contraria di un giudice che lo aveva anche condannato in primo grado per la vicenda Laziogate.

Fortunatamente anche in questo caso un altro giudice ha dichiarato che il fatto non sussiste».

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