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Ferie record, impunità, stipendi: quei privilegi della casta in toga

L’inchiesta del Tg5 sugli sprechi della giustizia. In vacanza 51 giorni. E guadagnano sette volte più degli altri

Ferie record, impunità, stipendi: quei privilegi della casta in toga

Guadagnano sette volte di più di un lavoratore medio italiano, hanno 51 giorni di ferie l'anno ma se la prendono con comodo quando devono svolgere gli incarichi loro assegnati.

Sono i novemila giudici nostrani, un vero e proprio esercito di privilegiati, che arriva al massimo dello stipendio in modo automatico, scatto dopo scatto, senza né meriti né sforzi particolari. E la busta paga è decisamente consistente: si parte dai 2.040 euro netti al mese dell'uditore appena assunto, che salgono a 3.500 con le indennità, come rivela un servizio mandato in onda ieri dal Tg5.

Uno schiaffo alla miseria, in un paese dove i salari sono tra i più bassi d'Europa. Il trattamento economico dei nostri magistrati, invece, non ha uguali nel vecchio continente. Sono i meno produttivi, ma i più pagati già dall'inizio della carriera, se si considera che in Austria gli uditori ricevono appena 1.800 euro mensili e il presidente della Corte Suprema spagnola non arriva a 10mila. Un magistrato di Cassazione italiano, invece, intasca 13mila euro e il presidente dei togati addirittura 19mila netti con indennità. Un magistrato di Corte d'Appello, poi, ha uno stipendio lordo di 7mila euro e se si guarda alle alte sfere (Corte costituzionale), si trovano cifre attorno a mezzo milione di euro l'anno.

Basta un concorso pubblico per spalancare le porte del magico mondo dei togati. Eppure il sistema giudiziario italiano è un malato cronico: otto milioni 817mila 939 procedimenti civili e penali pendenti. Si continua a parlare di responsabilità civile dei magistrati, di separazione delle carriere, di togati fuori ruolo ma la musica resta la stessa: solo per il civile l'Ocse fa sapere in Italia la durata media dei tre gradi di un giudizio è di 2866 giorni (circa otto anni) contro i 788 giorni del resto d'Europa. In soldoni questo significa che l'arretrato civile ci costa 96 miliardi di euro di mancato guadagno, 4,8 punti di pil. Secondo la banca mondiale stiamo addirittura peggio di Vietnam, Gambia e Mongolia e veniamo relegati al centocinquantottesimo posto. Eppure questi professionisti della giustizia pesano in maniera pesante sul nostro portafogli: 73 euro ad italiano, contro una media europea di 57. Gli esperti fanno sapere che basterebbe ridurre i tempi del processo del 10 per cento per ottenere un punto di Pil. Ma purtroppo tutti sanno che le udienza vengono fissate a distanza di anni una dall'altra e che i nostri giudici non sono famosi per arrivare presto a sentenza.

Pochi immaginano però che i togati godono di indiscussi privilegi, come quello di 45 giorni di ferie l'anno a cui si aggiungono sei di congedo. Che dire poi della sostanziale irresponsabilità per le proprie azioni? Mentre per la maggior parte dei lavoratori rischia di perdere il posto con una facilità preoccupante, i togati restano ben ancorati alle loro poltrone e farli capitolare, anche in caso di errore, è difficile. L'azione disciplinare, infatti, viene esercitata dal Consiglio Superiore della Magistratura solo previo controllo della procura generale della Corte di Cassazione. Ma su 5921 notizie di illecito esaminate da quest'ultima fra il 2009 e il 2011, 5500 sono state archiviate, quasi il 92 per cento. Per il restante 7 per cento si vedrà.

Stesso discorso per la responsabilità civile dei magistrati. Da quando nel 1988 è stata introdotta la legge, su 400 ricorsi presentati, solo 4 volte lo Stato ha risarcito una vittima di malagiustizia.

Un fatto statisticamente curioso se non fosse per il fatto che c'è una spiegazione logica: sui giudici decidono altri giudici.

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