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Ferri, non fu illecito andare a casa del Cav

Ferri, non fu illecito andare a casa del Cav

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Ferri, non fu illecito andare a casa del Cav

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L’avevano condannato ad una sanzione disciplinare pesantissima: la perdita di anzianità di due anni. E l’avevano dipinto come il complice del giudice Amedeo Franco nella presunta macchinazione per screditare il collegio che aveva condannato Berlusconi. Oggi per Cosimo Ferri (nella foto) arriva l’assoluzione che ribalta quel verdetto di due anni fa. Nessun addebito per l’ex parlamentare del Pd a trazione renziana e poi di Italia viva, oggi vicepresidente dei giudici tributari. All’epoca dei fatti, l’inizio del 2014 Ferri era un magistrato in aspettativa e sottosegretario alla giustizia. È in quelle vesti che lo contatta Franco che di quella condanna al Cavaliere è stato il giudice relatore. Ma il magistrato é tormentato, inquieto, lacerato nell’animo. E alla fine si decide a fare un passo senza precedenti: contatta Ferri, notissimo fra i colleghi di tutta Italia, e gli chiede il favore di accompagnarlo ad Arcore per parlare al Cavaliere. Ci sono due incontri all’inizio del 2014 che rimangono segreti. Anche se Bruno Vespa ha captato in un suo libro il disagio del giudice pentito. Di sicuro, Franco dice a Berlusconi che quel collegio, di cui pure lui ha fatto parte, «è stato un plotone di esecuzione». Ferri è spettatore di quei meeting, forse condivide le osservazioni e le critiche certamente inusuali di Franco che a sua volta si trova in una posizione delicatissima.

Il Cavaliere convoglia le stilettate del giudice relatore in un esposto che viene presentato a Strasburgo, alla Corte dei diritti dell’uomo. Nel 2019 Franco muore, l’anno dopo i viaggi ad Arcore della toga diventano di dominio pubblico e Ferri finisce sotto accusa: la Disciplinare del Csm ritiene che si sia prestato a fare da sponda al complotto contro il verdetto del 1 agosto 2013 della sezione feriale della cassazione e lo punisce severamente, togliendogli due anni di anzianità. Tanto, tantissimo, ma il Csm considera anche solo il fatto di aver partecipato a quelle riunioni «carbonare» un atto gravissimo, quasi da espulsione dalla magistratura. In realtà, le registrazioni, peraltro incomplete di quei meeting, testimoniano soprattutto il suo silenzio. Ma per la Disciplinare la sua posizione é insostenibile.

Ferri fa appello e le Sezioni unite civili della cassazione accolgono le tesi dell’avvocato Luigi Panella, difensore del magistrato, e radono al suolo la condanna.

Non c’è stata un’operazione sotterranea per spargere veleni ma Ferri ha solo accompagnato ad Arcore «uno stimato magistrato».

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