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In Forza Italia regge la tregua. I lealisti: ma azzeriamo tutto

Lo sfogo in privato di molti lealisti: "Fanno le sentinelle anti tasse ma scordano Iva e manovre in arrivo"

In Forza Italia regge la tregua. I lealisti: ma azzeriamo tutto

L a tregua nel Pdl resta armata fino ai denti. Vero è che se la guerra portasse a una separazione seppur consensuale c'è il rischio che non vinca nessuno e che perdano tutti. Ma l'armistizio tra alfanidi e lealisti è lontano. I nervi sono tesissimi.
A fronte di un Berlusconi che prova a gettare una secchiata d'acqua sugli animi surriscaldati, smentendo con una nota le ricostruzione giornalistiche che riportavano sui giudizi severi sui ministeriali, Alfano promette di mettere a tacere i suoi di falchi. Il Cavaliere: «Leggo sui giornali di stamani (ieri, ndr) una serie di dichiarazioni che mi vengono attribuite in merito al mio movimento e che non ho pronunciato - dice in una nota -. Nessuno può far finta di ignorare che sto lavorando proprio per la coesione e per l'unità del movimento. Questo è il mio unico obiettivo ed è certamente condiviso dai milioni di italiani che ci hanno votato e da tutti gli esponenti del Pdl». Alfano gli risponde assicurando che il faccia a faccia della notte di venerdì «è andato bene», che «quando ci vediamo con il presidente Berlusconi ci si chiarisce sempre e le decisioni le prenderemo nei prossimi giorni» e che, soprattutto, «chiuderò in gabbia falchi e colombe per riportare al centro i valori di libertà. Resteremo uniti e non ci divideremo».

Tutto a posto, quindi? Niente affatto. Soprattutto perché il vicepremier pigia su uno dei tasti dolenti. Dice di essere il guardiano vigile sul fronte fiscale: «La nostra coalizione è ancora in vantaggio, noi siamo dentro questo governo come sentinella antitasse e grazie al fatto che siamo dentro non aumentano le tasse». Una versione contestata da molti lealisti che off the record graffiano, strabuzzando gli occhi: «Antitasse?! E l'Iva? E le manovrine che stanno preparando a palazzo Chigi?».
Segnale chiaro che tra governisti e alfaniani il braccio di ferro continua è la risposta che arriva da Fitto, capofila dei berlusconiani ortodossi. «Per noi lealisti l'unico modo per raggiungere l'unità del partito senza se e senza ma, è azzerare tutti gli incarichi e riconsegnare tutto nelle mani del presidente Berlusconi, essendo lui l'unico leader riconosciuto dai nostri elettori». Non arretra di un millimetro, Fitto, e anzi attacca: «Affermare di voler portare avanti la battaglia sulla riforma della giustizia o quella sul presidenzialismo ed aver escluso dal testo di riforma costituzionale la possibilità di riformare la magistratura e la Corte costituzionale; così come affermare di voler combattere l'oppressione fiscale e consentire l'aumento di un punto dell'Iva, sono evidenti contraddizioni in termini».

Si sente punto sul vivo il ministro Quagliariello che replica: «Piuttosto che sparare su quanto si sta riuscendo a portare avanti del nostro programma pur in un governo di larghe intese, se davvero si vuole iniziare a cambiare la giustizia sarebbe meglio non perdere tempo e mettersi a scrivere quelle leggi». Insomma, continuano i reciproci schiaffi a suon di dichiarazioni alle agenzie di stampa. Uscito Fitto, comunque, seguono a ruota molti altri pidiellini. Dalla Gelmini: «Azzeriamo le cariche, facciamo tutti un passo indietro. Sarebbe più serio»; a Capezzone: «Una rinnovata e vera unità si raggiunge solo azzerando tutte le cariche»; passando per Saverio Romano: «Gli elettori di centrodestra riconoscono un solo leader: Berlusconi». E poi Anna Maria Bernini, Alessandra Mussolini, Deborah Bergamini, Mara Carfagna, Michaela Biancofiore, Enrico Piccinelli e tanti altri.

Alfano, per tutto il giorno, giura di voler la pace e cerca di scacciare l'accusa di essere una sorta di stampella di sinistra: «Il nostro movimento si batterà per diminuire il debito pubblico. Vogliamo che la legge di stabilità non aumenti le tasse e anzi venda un po' di asset pubblici». E ancora: «Noi siamo il centrodestra, la sinistra è un'altra cosa e secondo noi non sono cambiati, sono gli stessi». Oppure: «Pensiamo che in questi vent'anni Berlusconi abbia subito una persecuzione giudiziaria, che sia stato perseguitato dalla giustizia. Rispetto a quanto è stato detto dalla sinistra sulla fine di un ventennio non sarà il Pd né un altro esponente della sinistra a dire se quel ventennio è finito». Ma una domanda cruciale rimbalza tra i lealisti: «Cosa faranno i governisti quando l'Aula del Senato, votando la decadenza, sancirà definitivamente la morte politica del nostro leader?».

Scintille in vista.

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