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La Franzoni sogna Cogne: «Voglio tornare nella mia casa»

Roma«Voglio tornare a Cogne, non sarà facile perché è dove Samuele ha vissuto felice e poi è stato ucciso». Lo ha rivelato Annamaria Franzoni nel corso delle sedute con il professor Augusto Balloni, lo specialista chiamato dal Tribunale di Sorveglianza di Bologna a stabilire se concedere o meno la detenzione domiciliare sollecitata dalla detenuta, che ha già scontato un terzo della pena e prevista per chi ha figli al di sotto dei 10 anni.
A rivelare il desiderio della Franzoni, condannata a 16 anni proprio per l'omicidio di Samuele, è stata la trasmissione Quarto Grado, che ha reso noto anche il risultato della perizia psichiatrica. Il professor Balloni, parla di pericolo di recidiva e di una donna «socialmente pericolosa», sofferente di «disturbo di adattamento» e «problemi di interazione con il sistema carcerario», in quanto continua a proclamarsi innocente e a ritenere ingiusta la condanna. Alla luce di queste conclusioni, il Tribunale ha preso altri due mesi di tempo per decidere e ha chiesto altri accertamenti.
Intanto la villetta teatro del delitto è attualmente disabitata, dopo il dissequestro avvenuto il 23 marzo del 2013, ed è tornata in possesso del marito, Stefano Lorenzi. «Sento il bisogno di tornare in quella casa - ha spiegato la Franzoni -. Non voglio rinnegare quei ricordi, non voglio perderli. Stare lontano è come voler dimenticare. Ho sempre respirato da mia madre un senso materno molto forte. Quello che mi gratifica di più e mi fa stare bene è tenere la casa, stare con i miei figli, stare con mio marito, fargli trovare quel calore materno di moglie». «Ho mostrato le foto di Samuele - ha poi aggiunto - perché insinuavano che non fosse sano. Volevo proteggerlo. Ancora oggi lascio la tomba bianca, senza nome: nessuno sa dov'è per tutelarlo. Ho cercato di difendermi, di difendere la dignità di mio figlio». Il ricordo, poi, va a quella mattina. «Cerco di ricordare se durante il percorso di ritorno posso avere visto qualcosa in più, un'ombra, qualsiasi cosa - ha detto -. I miei sentimenti li conosco: ho dato la vita ai miei figli, non l'ho tolta».
Per la Franzoni la sua esistenza deve riprendere proprio da Cogne, perché altrove è «fuori casa». Ma il sindaco Franco Allera è di tutt'altra opinione: «Con tutto quello che è successo è chiaro che almeno una parte della gente non l'accoglierebbe certo bene». «Ciò che ha detto su tante persone - ha ricordatoil primo cittadino - ha lasciato un segno, degli strascichi.

A Cogne la vicenda ha fatto solo del male».

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