Cronache

Una frase inguaia le ragazzine: "Uccidere? È un videogame"

I giovani che le hanno convinte a costituirsi: "Dicevano: ci siamo sentite come eroine di un gioco". L'autopsia: forse soffocato e con le costole rotte

Rilievi della scientifica sul corpo di Mirco Sacher
Rilievi della scientifica sul corpo di Mirco Sacher

Udine - La prima cosa certa che viene fuori da questo strano e intricato giallo di Udine è che Mirco Sacher, 66 anni, pensionato, è stato ucciso. Resta però ancora da stabilire se ad ammazzarlo siano state effettivamente le due quindicenni che hanno confessato il delitto ai carabinieri di Pordenone dopo un viaggio alla Thelma e Louise dal Friuli al Veneto e ritorno.
Ieri mattina è stata fatta l'autopsia e, stando ai primi commenti del procuratore dei minori di Trieste, Dario Grohamm, non ci sarebbero dubbi sulle cause della morte: «Ci troviamo davanti ad un decesso che sicuramente è avvenuto per cause estranee - ha dichiarato - e quindi dovuto a terzi. Per sapere di più dobbiamo però attendere la relazione completa».
Mirco Sacher potrebbe essere morto per un'azione combinata di soffocamento e schiacciamento. Il cadavere presenta infatti due costole rotte: un'ipotesi è che una ragazza gli tenesse le mani sul collo e l'altra gli sia saltata addosso. In ogni caso, la procura ha adesso un quadro apparentemente inequivocabile su quel che è successo domenica pomeriggio in una stradina della periferia di Udine: c'è una vittima di morte violenta e ci sono due ragazze che si sono autoaccusate. Il caso sembra chiuso. Tanto più se gli inquirenti escludono che sulla scena del delitto ci siano elementi che portano a ipotizzare la partecipazione di complici.
«Ci sembrava di essere in Gta, il videogame - avrebbero raccontato a Sonny Rizzetto e Walter Wisdom, i due giovani che le hanno indotte a costituirsi -. Ci siamo sentite come l'eroe del gioco». «Le abbiamo viste alla stazione di Mestre - hanno raccontato i due a Tv7 Triveneta - erano calme, tranquille e senza soldi (niente prelievi dal bancomat del pensionato, come sembrava in un primo momento). Senza tradire nessuna emozione, ci hanno raccontato di aver ucciso un uomo, messo in moto la sua auto, attaccando i fili dell'accensione, e di essere fuggite con questa a 150 all'ora in autostrada».
E allora? Dove stanno i dubbi? Per cominciare la fuga da Udine a bordo della Fiat Punto sottratta al pensionato appena ammazzato. La versione iniziale delle due quindicenni parla di una guida sconclusionata per un'ora e mezza alla ricerca dell'ingresso autostradale e poi la corsa fino all'area di servizio di Limenella (Padova). Ieri, secondo le testimonianze fornite da due ragazzi che le avrebbero convinte a costituirsi a Pordenone, è emerso un particolare non secondario: la Punto sarebbe stata accesa unendo i fili dell'accensione e non con le chiavi. Cosa che solo un tecnico del settore o un ladro matricolato avrebbero potuto fare.
Il secondo dubbio è il movente. Loro sostengono di aver reagito a un tentativo di violenza sessuale da parte di un uomo che conoscevano da una vita e che era solito dar loro un passaggio in centro a Udine: possibile che all'improvviso quell'amico di famiglia si sia trasformato in un mostro? E poi, davvero è credibile che due ragazzine abbiano avuto la forza di uccidere un uomo robusto e prestante come Sacher?
Nel complesso viene fuori un quadro particolare, fatto di difficoltà scolastiche (le due sarebbero state probabilmente bocciate al primo anno di una scuola professionale) e di diari affidati a facebook. Gli investigatori hanno sequestrato le pagine online e ora stanno verificando se ci sono indicazioni utili all'indagine. I familiari delle due quindicenni si sono trincerati nel silenzio.

Il finale del film, forse, è più semplice di quel che tutti cercano di immaginare.

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