Politica

FRATTURA A CINQUE STELLE

Sorpresa: Beppe Grillo scopre che i grillini sono di sinistra. Non tutti, per carità, ma quelli si appassionano votano, navigano in rete e rispondono alle domande del leader a Cinque stelle, stanno sul lato sinistro della politica italiana. Così Grillo e Gianroberto Casaleggio vengono clamorosamente sconfessati su un tema incandescente come quello del reato di immigrazione clandestina. Il comico genovese, che sul punto ha posizioni a destra della destra, dispone senza preavviso un sondaggio fra gli iscritti. Alle 10 del mattino parte una e-mail che chiede un sì o un no al mantenimento del reato. Il testo spiega che il verdetto sarà vincolante per i senatori chiamati a una difficile scelta sulla materia. Il verdetto arriva in serata e brucia la politica color arcobaleno, un po' di qua e un po' di là, del gran capo: i sì all'abrogazione sono 15.839, i no solo 9.093. Un risultato nettissimo.
Se le parole hanno un senso, oggi in aula i senatori a Cinque stelle voteranno per togliere il reato. E questa dunque dovrebbe diventare la linea guida del partito che ha fatto anche della sua ambiguità e trasversalità la propria forza. I grillini, almeno quadri e dirigenti, seguono Grillo ma fino a un certo punto. E la senatrice Elena Fattori esce addirittura allo scoperto con una dichiarazione incendiaria: «E adesso sfido chi dice che comanda Grillo». Forse le sue parole vogliono solo essere un inno alla democrazia diretta, non una sconfessione del fondatore e del suo guru, ma certo mettono in chiaro quello che già si era capito in questi mesi: la parte più militante dei Cinque stelle sta fra le bandiere rosse. La cultura grillina, è un po' quella assembleare di tanti movimenti nati nel calderone del '68. E aggiornati all'era del web. Il senatore Andrea Cioffi esulta utilizzando toni quasi lirici: «Non era mai successo che si chiamassero a votare liberamente e da casa, dall'ufficio, da uno smartphone tanti cittadini per una scelta di voto di un gruppo parlamentare. Questo è il senso profondo del Movimento 5 stelle».
Sarà, ma l'impressione è piuttosto un'altra: la testa militante del serpentone grillino sembra sfuggita di mano costringendo su un punto così infiammato il capo a una virata a sinistra. Scomoda per uno come lui che ha sempre avuto la capacità di contrapporsi a tutta la vecchia classe politica e a non farsi incasellare dentro la gabbia del vecchio schema conservatori contro progressisti. Un gioco scivolosissimo, soprattutto sul web dove si affaccia la parte più motivata del movimento, cresciuta a Vaffa Day e manifestazioni No Tav. Alla fine l'anima profonda di questa realtà è venuta allo scoperto, si è contata e ha scoperto di essere maggioranza nella casa a Cinque stelle. Vedremo quel che succederà già oggi a Palazzo Madama. E però quando Andrea Cioffi e Maurizio Buccarella si erano inventati l'emendamento anticlandestinità, approvato a sorpresa in Commissione e ora all'esame dell'Aula, Grillo aveva lanciato l'anatema. Senza se e senza ma, definendoli «Stranamore senza controllo». Ora si scopre che gli Stranamore hanno i numeri per piegare anche il duo Grillo-Casaleggio. Sacrilegio. Anzi, parricidio. O più semplicemente la normale elaborazione di una linea politica dentro un movimento che è nato e cresciuto in fretta. Spinto dalla rabbia e dall'indignazione di milioni di italiani delusi, dunque inevitabilmente debole e un po' ondivago sui contenuti.
Non solo: la sconfitta di Grillo acquista dimensioni ancora più clamorose se si pensa che il referendum fra gli iscritti, certificati al 30 giugno 2013, era stato lanciato in rete senza preavviso. Lasciando solo sette ore, dalle 10 alle 17, per votare. Insomma, la consultazione aveva tutta l'aria del blitz preparato per ratificare quel che le lunghe antenne di Grillo avevano captato. E il senatore siciliano Francesco Campanella aveva usato parole durissime contro i vertici del suo stesso partito: «La vita delle persone non è un videogioco né una battuta da condividere sui social media.

Il blog gestito così diventa un'arma nelle mani di qualcuno che si è convinto di poter gestire più di 150 parlamentari con logiche di gestione aziendale. Togliamo quella pistola a Casaleggio». Così il profeta e il suo guru vengono disarmati.

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