Politica

«Fuori i nomi dei ciellini che lo accusano»

I nomi e i cognomi. Dice proprio così Luigi Amicone, battagliero direttore del settimanale Tempi: «Voglio i nomi e i cognomi dei ciellini che ce l'hanno con Formigoni».
Perché Amicone, vuole compilare una sua lista di proscrizione?
«Macché lista. È che mi sono stufato».
Di chi?
«Dei grandi soloni del giornalismo, come Dario Di Vico o Gad Lerner che su Corriere e Repubblica virgolettano frasi di ciellini anonimi. Non è possibile, non è deontologicamente corretto, che si costruisca una presunta frattura fra Cl e Formigoni a colpi d virgolettati senza padre e madre».
Ma la frattura c'è, come ipotizzava ieri Di Vico, o è un'invenzione?
«Parlo per me».
Certo, la sua redazione è un punto di riferimento per una parte di quel mondo. Quella, diciamo così, più vicina all'area del Cavaliere.
«Mah. Io so solo che arrivano mail, fax, telefonate di segno contrario».
Segno contrario?
«Gente che difende Formigoni, quello che ha fatto, il modello Lombardia».
Allora la presa di distanza di tanti militanti se l'è inventata la stampa?
«Non ho detto questo. Che questa sia una stagione difficile non lo metto certo in dubbio. Che si siano fatti errori lo ammette pure Formigoni. Però».
Però?
«Però è un dato che l'assedio va avanti da un anno».
E allora?
«C'è una genesi politica dietro quel accade. Caduto il Cavaliere, a novembre scorso, proprio Lerner ha scritto: ora tocca a Formigoni e a Cl».
E Cl sta cercando di separare il suo destino da quello del Celeste?
«Ma dove? Qui si va avanti a colpi di semplificazioni. Cl non si è mai identificata in Formigoni e d'altra parte lui non si è mai accreditato come capo o portavoce di Cl. Mai».
Però prendeva i voti dei discepoli di don Giussani.
«Se è per questo spero che li prenda ancora. Un conto sono gli errori, gli eccessi, le inchieste, doverose, altra cosa è tentare subdolamente di buttare a mare un'esperienza ricchissima di cui io sono orgoglioso».
Non credo lei si riferisca agli arrestati e agli indagati del Pirellone di cui si è perso il conto.
«Lei ironizza, ma il modello lombardo si è rivelato vincente, positivo, chilometri e chilometri avanti rispetto alla media nazionale».
Amicone: non le basta che sia finito in manette un assessore ricattato dalla 'ndrangheta?
«È un fatto gravissimo. Ma vorrei che si parlasse non solo di Zambetti, ma di quello che Formigoni ha fatto in 17 anni. Welfare, scuola, libertà d'impresa. I bilanci a posto quando dal Lazio alla Calabria l'Italia è tecnicamente fallita».
In sintesi: boccia la Polverini e promuove Formigoni?
«Ma questo, per tornare alla sua precedente domanda, è quello che sottolineano i nostri lettori: con le lettere, collegandosi con il sito, perfino con gli sms. Guardi che questa realtà non la sta esplorando nessuno».
Non sono solo i giornali a parlare del disamore dei ciellini per il Celeste.
«Io non metto in dubbio che qualche amico si sia scandalizzato o abbia elaborato critiche, ma non vedo questa corsa a smarcarsi. Era facile ma sbagliata l'identificazione fra Cl e e Formigoni, è altrettanto falso che ci sia un grande freddo fra il governatore e la base. Le persone, semmai, riflettono liberamente. Ma tanti amici sano bene una cosa».
Quale?
«Il governo Formigoni ha scritto tante pagine di cui andare fieri. Pagine nate sviluppando il pensiero di don Giussani. Pensi solo ai suoi strepitosi ragionamenti sulla libertà».
Alcuni citano la lettera in cui don Julian Carron, il successore di don Giussani, contrappone «testimonianza e egemonia» e la leggono come un'accusa implicita al governatore.
«Io il nome di Formigoni in questa lettera non l'ho trovato, poi, per carità, anche Formigoni ha ammesso i suoi errori e li ha ammessi dal palco del meeting di Rimini ».
Sul «Foglio» Camillo Langone invita Carron a staccare la spina.
«Langone non si affanni a dettare la linea a Carron.

E poi, nel mio piccolo, rispondo io a Langone: Formigoni è uno di quegli scalcinati eroi cristiani che hanno fatto la nostra storia».

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