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La galassia filo-Gaza fra arabi e giovani comunisti

Dai giorni successivi al 7 ottobre è emersa in Italia una galassia di associazioni, comitati, collettivi, gruppi, gruppetti e gruppuscoli che, con sfumature tra loro diverse, promuovono posizioni filo palestinesi

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Dai giorni successivi al 7 ottobre è emersa in Italia una galassia di associazioni, comitati, collettivi, gruppi, gruppetti e gruppuscoli che, con sfumature tra loro diverse, promuovono posizioni filo palestinesi. Non ci sarebbe nulla di male se non fosse che dietro il sostegno alla causa palestinese spesso si nascondono posizioni anti israeliane, anti sioniste e omissive nella condanna ad Hamas. È sufficiente leggere le motivazioni che hanno spinto a organizzare il corteo per la Palestina a Roma in concomitanza con la Giornata della Memoria per comprendere l'orientamento di questa galassia: «Se permetteremo al sionismo di continuare il suo massacro e la pulizia etnica perpetrata in Palestina, svuoteremo di significato questa data». Da qui la decisione di manifestare «contro ogni sionismo e fascismo, contro la pulizia etnica dei palestinesi, per la fine immediata del genocidio e dell'occupazione». Il corteo è stato originariamente promosso da quattro sigle: il Movimento studenti palestinesi in Italia, Udap-Unione Democratica Arabo Palestinese, Api-Associazione dei Palestinesi in Italia e la Comunità palestinese. Si tratta di quattro tra

le realtà più attive negli ultimi mesi ma colpisce l'elenco delle sigle aderenti all'iniziativa e testimonia una saldatura avvenuta tra il mondo dell'estrema sinistra, i centri sociali, i collettivi universitari più radicali con la causa palestinese (o, per meglio dire, antisionista). L'elenco è un vero e proprio film dell'orrore per ogni liberale e si va dalla Rete dei comunisti a Potere al popolo passando per Rifondazione comunista, Unione popolare fino a Usb (Unione Sindacale di Base). Ma la lista è ancora lunga con l'Arci, i Black Lives Matter, il collettivo universitario Osa e lo Sportello migranti 49. All'appello mancano solo gli ambientalisti radicali che, Greta Thunberg in testa, negli ultimi mesi hanno sposato la causa palestinese.

Così, se i giovani palestinesi d'Italia hanno deciso di non rispettare il divieto di manifestare, lo hanno fatto nella consapevolezza di avere alle loro spalle una rete pronta a disobbedire e, non a caso, al corteo di Milano hanno partecipato esponenti dell'organizzazione giovanile comunista Cambiare Rotta e di Potere al popolo. Già da venerdì il collettivo studentesco Ccs Riot Maker, gruppo che fa capo al centro sociale Cantiere, aveva esposto uno striscione

con scritto «ricordiamo i genocidi di ieri per fermare quelli di oggi!».

Eppure la rete pro-pal non si limita a Roma e Milano ma è diffusa in tutta Italia da Napoli a Trento (dove l'associazione Controcultura: Spazio aperto Be.Brecht è scesa in piazza nonostante il divieto) fino a Torino. All'appello non poteva mancare l'Anpi che a Bagno a Ripoli in Toscana aveva promosso un convegno con Assopalestina intitolato «Mai più: 80 anni fa lo sterminio del popolo ebraico da parte dei nazisti - Oggi il genocidio del popolo palestinese da parte dello stato di Israele». Dopo le polemiche l'evento è stato trasferito in un'altra sala ma le annunciate dimissioni dei vertici dell'Anpi locale non sono avvenute. In generale colpisce come molte delle sigle che manifestano contro Israele siano le stesse che scendono in piazza per denunciare il «pericolo fascismo in Italia».

Dismessa la casacca di antifascisti militanti è un attimo passare a quella di antisionisti.

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