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Il Giappone contro la pedopornografia ma salva i manga

Il Giappone contro la pedopornografia ma salva i manga

Il Giappone, vara per la prima volta una legge che contrasta il possesso di materiale pedopornografico, sia foto sia video, ma risparmia i fumetti manga, i prodotti di animazione e di computer grafica.
Finora il divieto valeva per produzione e distribuzione, ma non per il semplice possesso. La riforma comunque non prenderà in considerazione i manga, spesso additati come una delle principali concause dei fenomeni che la nuova legge vuole contrastare. Tutto questo in nome della libertà di espressione (il ricordo della durissima censura prima della Seconda guerra mondiale è ancora vivo), ma anche del grosso peso giocato dalla lobby dell'editoria di settore, che ha minacciato varie forme di protesta, tra cui il boicottaggio del «Tokyo International Anime Fair», se la legge avesse proibito i manga contenenti evidenti temi sessuali.
I trasgressori saranno ora puniti con la reclusione fino a un anno o la multa fino a 1 milione di yen (circa 7.500 euro), in caso di possesso di materiale proibito, foto e video intesi come «destinati a esporre o a concentrarsi sulle parti sessuali dei minori» (sotto i 18 anni), «al fine di soddisfare i propri interessi sessuali».
La legge, che esorta gli operatori Internet ai vari livelli ad aiutare la polizia nel lavoro di contrasto e a evitare la diffusione di materiale vietato, concede agli attuali detentori un anno di tempo per disfarsene prima di incappare in sanzioni e multe. Si tratta di una risposta all'ultradecennale battaglia delle associazioni per la difesa dei minori e ai crescenti casi di pedopornografia scoperti in Giappone, saliti a quota 1.

644 nel 2013 e con un incremento di circa dieci volte rispetto al 2000.

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