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Il giorno nero della Finanza: vertici indagati e manette

È il giorno più nero per la Guardia di finanza. Il colonnello Fabio Massimo Mendella è stato arrestato con l'accusa di concussione per induzione e rivelazione di segreto di ufficio. Ma, le brutte notizie per le Fiamme gialle ieri sono state due: il generale Vito Bardi, comandante in seconda (quindi il numero due) delle è indagato nell'ambito della stessa inchiesta con l'accusa di corruzione. La bufera sul Corpo sembra non voler finire. Nei giorni scorsi era stato arrestato l'ex numero due della Gdf, il generale Emilio Spaziante, nell'inchiesta sul Mose. E lo stesso Spaziante risulterebbe indagato anche nel nuovo filone napoletano.
L'indagine è stata condotta dalla Procura di Napoli, dal procuratore aggiunto Alfonso D'Avino mentre l'attività investigativa e gli arresti sono stati eseguiti dalla Digos con il vicequestore Luigi Bonagura e dalla Guardia di finanza di Roma. Mendella è stato arrestato mentre ricopriva l'incarico di comandante provinciale di Livorno ma le accuse risalgono all'epoca in cui rivestiva l'incarico di responsabile del settore verifiche al comando provinciale di Napoli. Con Mendella è stato arrestato il commercialista napoletano Pietro De Riu.
Per gli inquirenti «alcuni imprenditori napoletani avrebbero corrisposto somme di denaro per l'ammontare di oltre un milione di euro asseritamente richieste ed incassate da De Riu per conto di Mendella». Poco è trapelato dal Palazzo di giustizia di Napoli sul generale Bardi. Il posto di numero due delle Fiamme gialle non porta molto bene a chi lo riveste. Il predecessore di Bardi (che aveva rivestito tra l'altro l'incarico di comandante interregionale dell'Italia meridionale), il generale Spaziante (poi collocato in pensione) è stato appunto arrestato per corruzione pochi giorni fa ed è coinvolto pure nell'inchiesta sulle verifiche fiscali pilotate. Lo stesso Bardi da tre anni pare non trovare pace con la giustizia. Nel 2011 era finito nell'inchiesta sulla P4. Ma ne era uscito bene, in quanto lo stesso pm, John Henry Woodcock (che oggi è titolare dell'indagine su Mendella con il collega Vincenzo Piscitelli) ne aveva chiesto e ottenuto l'archiviazione.
Tornando all'indagine su Mendella e De Riu, «in sostanza il denaro sarebbe stato versato – è spiegato nell'ordinanza del gip Dario Gallo – per evitare verifiche e accertamenti fiscali negli anni dal 2006 al 2012». Addirittura, quando due anni fa l'alto ufficiale fu trasferito a Roma, la holding Gotha spa, che avrebbe beneficiato dei controlli benevoli della Gdf, trasferì la sede legale da Napoli alla Capitale. Gli inquirenti sostengono che De Riu avesse un ruolo di intermediazione tra la holding e Mendella. Il denaro al colonnello arrivava nelle confezioni di telefonini. Ma Mendella avrebbe ricevuto anche viaggi e vacanze. Per evitare accertamenti la Gotha pagava in un primo momento 15mila euro al mese. La dazione poi aumentò a 20mila e successivamente a 30mila. Dalle carte emerge anche una festa per vip sullo yacht del presidente degli industriali napoletani, Paolo Graziano (estraneo alle indagini) alla quale presero parte con Mendella gli ex calciatori della Juventus Fabio Cannavaro e Ciro Ferrara (non indagati). Sugli arresti di Napoli è intervenuto il commissario anti corruzione, Raffaele Cantone: «C'è una parte della nazione che è sana. La Guardia di finanza non ha avuto nessuna remora ad occuparsi di indagini al proprio interno».

E il procuratore di Napoli Giovanni Colangelo ha ribadito l'assoluta fiducia «nella Guardia di finanza, a partire dai suoi vertici», mentre il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan si dice «addolorato».

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