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Giro di vite sul web: indagato cronista Nei guai 22 blogger

Giro di vite sul web: indagato cronista Nei guai 22 blogger

RomaAntonio Mattia indagato per diffamazione aggravata. L'inchiesta della Procura di Roma, scattata alla velocità della luce dopo la pubblicazione di un fotomontaggio che mostrava una «finta» Laura Boldrini nuda, individua quindi il suo primo «presunto colpevole». Non solo. Nel mirino dei magistrati è finito anche il blog di Beppe Grillo. Questa volta la vittima è addirittura il capo dello Stato, Giorgio Napolitano. Ben 22 persone, ma non Grillo, risultano indagate dalla Procura della Repubblica di Nocera Inferiore nell'inchiesta che ipotizza i reati di «offesa all'onore e al prestigio del Presidente della Repubblica» in riferimento ad una serie di post pubblicati un anno fa sul blog di Grillo.
Un solo indagato per ora invece per il caso Boldrini. Il procuratore aggiunto Nello Rossi e il pubblico ministero, Luca Palamara evidentemente sono convinti che l'autore del fake sia proprio il giornalista Mattia, che avrebbe poi fatto girare sui social network il fotomontaggio. La sua iscrizione nel registro degli indagati spiegano è avvenuta «alla luce delle normativa esistente che consente l'identificazione di coloro che, travalicando i limiti della corretta informazione, oltrepassano il legittimo diritto di cronaca e di critica giornalistica». Mattia si difende e definisce la situazione paradossale. «Non mi hanno notificato nulla ma credo sia in atto una sorta di monitoraggio di persone e professionisti che ruotano intorno all'estrema destra - dice Mattia -. Io sono simpatizzante di Forza Nuova». Il giornalista di Latina sostiene di essersi limitato ad accostare, per la somiglianza, la foto di una nudista all'immagine reale della Boldrini pubblicata da Famiglia Cristiana. Sarà l'inchiesta ora a stabilire il peso delle responsabilità.
Intanto la pubblicazione del fake che è poi stato condiviso e condito da pesanti minacce sessiste all'indirizzo del presidente Boldrini ha aperto due fronti sensibili e gravidi di conseguenze. Da un lato quello del Far West del web, troppo spesso trasformato in una terra di nessuno dove si insulta liberamente chiunque. Il secondo fronte è ancora più delicato ed è quello della violenza sulle donne. Molto spesso le vittime della feroce violenza verbale del web sono proprio le donne così come accade per la violenza fisica. La Boldrini colpita da insulti e minacce ha chiesto regole più severe per chi commette questo tipo di reati sul web.
La richiesta di leggi più severe ha però immediatamente suscitato reazioni preoccupate: il passo dal controllo alla censura è breve. Il primo a ribellarsi non a caso è stato proprio Grillo che ha parlato di «attenzione morbosa» per il web da parte delle istituzioni. Ma non è il solo ad essere preoccupato. Molti fanno notare che le leggi per tutelare privacy e reputazione anche sul web ci sono già, basta applicarle. Ed in effetti gli indagati dei casi Boldrini e Napolitano sembrano dimostrare che la magistratura ha gli strumenti per agire. Su questo punto interviene il presidente del Senato, Pietro Grasso, assicurando di non aver mai «invocato censure, bavagli o leggi speciali» per il web.

Anche Grasso scorge il rischio che eventuali nuove leggi «siano usate per limitare la libertà di espressione e di opinione pubblica».

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