Politica

La giustizia secondo Silvio: carriere separate e due Csm

Tra i punti su cui l’ex premier lavora da tempo anche la responsabilità civile delle toghe

Resta in campo per questo. Per la riforma della giustizia a cui Silvio Berlusconi ha lavorato per anni, «ma - accusa da Villa Gernetto - è stata lasciata troppo a lungo in un cassetto in Parlamento». Con il dito puntato contro il presidente della Camera, Gianfranco Fini, considerato il responsabile principale della «melina». Una riforma «perché non possa capitare agli italiani quello che è successo a me». Ecco, per punti, il riordino della giustizia che, per il Cavaliere, «serve per rendere l'Italia una vera democrazia e non una magistratocrazia, una dittatura dei magistrati».

SEPARAZIONE DELLE CARRIERE

Questo è il cardine, l'architrave di tutta la struttura. I giudici da una parte e i pubblici ministeri dall'altra. Chi ha il compito di emettere la sentenza in alto, in cima alla bilancia. Sotto su due piatti sullo stesso piano, nel famoso disegno mostrato da Berlusconi e Alfano in conferenza stampa il 10 marzo 2011, ecco pubblica accusa e difesa. Con il pm che diventa «avvocato dell'accusa». Da Villa Gernetto arriva anche l'idea di creare due «luoghi separati» per giudici e pm.

DOPPIO CSM

L'organo di autogoverno dei magistrati dovrebbe essere diviso in due, allo stesso modo delle carriere. Ecco quindi un Consiglio superiore della magistratura legato ai giudici e uno ai pubblici ministeri. L'ex Guardasigilli Alfano aveva avanzato due opzioni sulla composizione dei due Csm: composti per due terzi da laici e per un terzo da togati (ribaltando così l'attuale equilibrio), oppure per metà laici e per l'altra metà togati. La presidenza, che ora spetta di diritto al presidente della Repubblica, potrebbe andare al procuratore generale della Cassazione. E, a differenza di quanto accade oggi, i due Csm avrebbero la possibilità di esprimersi sulle leggi solamente se espressamente richiesto.

RESPONSABILITÀ CIVILE

Il centrodestra ha cercato di inserire questo principio nella legge Europea attualmente in approvazione alle Camere, ma nella maggioranza non c'è accordo. Il principio è quello caro da tempo al Popolo della Libertà: i magistrati sarebbero direttamente responsabili degli atti compiuti in violazione dei diritti, al pari degli alti funzionari e dipendenti dello Stato. Quindi chiamati a rispondere di tasca propria alle sentenze sbagliate, mentre oggi questo onere ricade sulle spalle dello Stato.

ALTA CORTE DI DISCIPLINA

Parallelamente alla nascita dei due organi di autogoverno delle toghe, sarebbe dovuta nascere un'Alta corte di disciplina, esterna al Csm, chiamata a occuparsi magistratura ordinaria, amministrativa e contabile. Si tratterebbe, quindi non più di istituire una sezione disciplinare all'interno del Csm, ma di dar vita a un organismo esterno in grado di pronunciarsi sui magistrati. I componenti dell'Alta Corte sarebbero scelti tra quelli dei due Csm.

INAPPELLABILITÀ

Tempi più brevi per i processi che in primo grado si chiudono con l'assoluzione o proscioglimento: saranno subito inappellabili da parte dei pm.

INTERCETTAZIONI

Un altro pallino del Cavaliere. Che da tempo chiede un «giro di vite» in materia di ascolti da parte della magistratura e della polizia giudiziaria. Con tempi più brevi per gli investigatori e un'udienza filtro, con accusa e difesa, in cui distruggere tutte le intercettazioni inutili nel caso.

OBBLIGATORIETÀ DELL'AZIONE PENALE

Gli inquirenti continueranno ad avere l'obbligo di esercitarla, ma «secondo i criteri stabiliti dalla legge».

Per evitare ingorghi giudiziari il Parlamento può creare canali preferenziali per alcuni tipi di reati.

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