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Camera: sì alla responsabilità civile dei magistrati. L'Anm protesta

La Camera inasprisce le misure nei confronti delle toghe. Governo battuto, ora la parola passa al Senato. L'Anm: "Incostituzionale"

Camera: sì alla responsabilità civile dei magistrati. L'Anm protesta

L'emendamento presentato dalla Lega alla legge comunitaria, che introduce la responsabilità civile dei magistrati, è passato alla Camera, dove il governo è stato battuto di sette voti, in una votazione che si è conclusa con 187 favorevoli e 180 negativi.

L'emendamento presentato dalla Lega riscrive l'articolo 26 sulla responsabilità civile, nell'ambito della discussione sul ddl "Disposizioni per l'adempimento degli obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia all'Unione Europea".

"Chi ha subito un danno ingiusto per effetto di un comportamento, di un atto o di un provvedimento giudiziario posto in essere dal magistrato in violazione manifesta del diritto o con dolo o colpa grave nell’esercizio delle sue funzioni - si legge nella norma - ovvero per diniego di giustizia può agire contro lo Stato e contro il soggetto riconosciuto colpevole per ottenere il risarcimento dei danni patrimoniali e anche di quelli non patrimoniali che derivino da privazione della libertà personale. Costituisce dolo il carattere intenzionale della violazione del diritto".

Molti deputati del Movimento 5 Stelle e di Sinistra Ecologia Libertà (Sel) si sono astenuti dalla votazione a scrutinio segreto. I grillini hanno difeso la scelta, pensata per "smascherare il Pd". 

Ettore Rosato (Pd), ha sminuito la rilevanza di quanto accaduto oggi, dicendo che per modificare il testo "ci sarà il Senato". Diversa la risposta di Forza Italia, che ha definito "legittima" la votazione.

L'Associazione nazionale magistrati ha parlato di un "segnale molto grave" e di una norma che presenta "evidenti profili di incostituzionalità", aggiungendo di sperare che "il Senato non approvi la norma".

In serata il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha ribadito che "la tutela dell'indipendenza assicurata al giudice dagli ordinamenti non rappresenta un mero privilegio".

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