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Grillo sale sul Carroccio: secessione

Per rubare qualche voto il leader M5S gioca la carta storica della Lega: «L'Italia non ha più ragione di restare unita»

Grillo sale sul Carroccio: secessione

Non avendo intenzione di salire su alcun carro (del vincitore o di altro modello), Beppe Grillo a sorpresa sale sul Carroccio. Ipotizzando sul suo blog un'Italia divisa proprio come la Lega fa da più di vent'anni. «E se domani fosse troppo tardi? Se ci fosse un referendum per l'annessione della Lombardia alla Svizzera, dell'autonomia della Sardegna o del congiungimento della Valle d'Aosta e dell'Alto Adige alla Francia e all'Austria? Ci sarebbe un plebiscito per andarsene», garantisce Beppe «Umberto» Grillo, che definisce il nostro Paese «un'arlecchinata di popoli, di lingue, di tradizioni che non ha più alcuna ragione di stare insieme».

L'analisi è cupa e spietata. Più storica rispetto alle rivendicazioni dal risvolto più economico del separatismo leghista. Grillo parla di una storia «iniziata nel 1861, funestata dalla partecipazione a due guerre mondiali e a guerre coloniali di ogni tipo, dalla Libia all'Etiopia. Una storia brutale, la cui memoria non ci porta a gonfiare il petto, ma ad abbassare la testa». Fotografa uno Stato di fronte al quale «ci si alzava in piedi e si salutava la bandiera e diventato un ignobile raccoglitore di interessi privati gestito dalle maitresse dei partiti». Dipinge un «incubo dove la democrazia è scomparsa, un signore di novant'anni decide le sorti della Nazione e un imbarazzante venditore di pentole si atteggia a presidente del Consiglio, massacrata di tasse, di burocrazia che ti spinge a fuggire all'estero o a suicidarti, senza sovranità monetaria, territoriale, fiscale, con le imprese che muoiono come mosche». Sostiene che per «far funzionare l'Italia è necessario decentralizzare poteri e funzioni a livello di macroregioni, recuperando l'identità di Stati millenari, come la Repubblica di Venezia o il Regno delle due Sicilie». Garantisce che se «qualcuno si stancasse e dicesse “Basta!”» con questa Italia, «ci sarebbe un effetto domino».

Idee forti e vagamente deliranti, buone per fare presa su menti suggestionabili, come sempre accade con il comico che non fa più ridere. Ma che sconcertano perfino i leghisti. Al punto che Roberto Maroni, che pure invita a «non sottovalutare» le parole di Grillo, le sottopone alla base leghista ritwittandole «per un utile confronto». Naturalmente le altre parti politiche inorridiscono. «Ci mancava solo la saldatura con la Lega sul secessionismo. Ormai Grillo è senza più argomenti e le tenta tutte. È come un giocoliere a cui non riescono più i propri numeri», taglia corto il deputato Pd Edoardo Patriarca. «La posizione di Grillo in favore della secessione in macroregioni è un altro errore gravissimo che il M5S sta per compiere», si angoscia Gianni Alemanno, a margine del congresso nazionale di Fratelli d'Italia a Fiuggi.

«I grillini sono in stato confusionale e hanno paura di perdere consenso, altrimenti non raschierebbero il fondo del barile mettendo in discussione l'unità del paese», scrive su Facebook il deputato di Per l'Italia Gianpiero D'Alia.

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