Politica

Grillo torna padre-padrone e smentisce il suo capogruppo

RomaI grillini aprono a Bersani. Ma per poche ore. Pochissime. Accade che Vito Crimi, capogruppo del M5S in Senato e socio al 50 per cento di quel sodalizio comico con la collega alla Camera Roberta Lombardi fatto di incertezze, gaffe, retromarce e sventatezza, ne combini un'altra delle sue pronunciando davanti ai microfoni una frase che lì per lì sembra scuotere il mondo politico italiano: «Forse poteva essere intrapresa una strada mai percorsa prima, e cioè di affidare il governo a Bersani che con i suoi ministri poteva presentarsi al Parlamento e qualora non avesse ricevuto la fiducia poteva continuare, alla stregua dell'attuale governo Monti, senza la fiducia ma solo per gli affari ordinari. Almeno sarebbe stato rappresentativo di una maggioranza relativa e non di una strettissima minoranza come il governo Monti in regime di prorogatio». Il più stiracchiato degli endorsement ma pur sempre qualcosa rispetto al muro di no sempre opposto dai grillini a un governo marchiato Pd.
Passa un'oretta o poco più e Crimi viene sconfessato da Beppe Grillo in persona in un post sul suo blog intitolato «I punti sulle i». «Bersani non è meglio di Monti, è semplicemente uguale a Monti, di cui ha sostenuto la politica da motofalciatrice dell'economia», taglia corto Grillo. E quindi «il M5S non accorderà nessuna fiducia, o pseudo fiducia,a un governo politico o pseudo tecnico (in sostanza di foglie di fico votate dai partiti)».
Dopo di che il comico genovese detta le sue condizioni: «Il Parlamento è sovrano e da subito, con un tratto di penna, può eliminare il Porcellum e avviare le riforme di cui i partiti si riempiono la bocca (solo quella) da vent'anni come la legge sul conflitto di interessi o la legge anticorruzione». Il tono si fa perentorio: «Il M5S pretende che le commissioni parlamentari vengano immediatamente istituite e chi non le vuole per mantenere lo status quo esca allo scoperto». Ancora: «Il M5S ha rinunciato a 42 milioni di euro di finanziamenti elettorali, i partiti possono subito fare lo stesso con una semplice lettera di rinuncia, ma non lo faranno mentre chiedono sacrifici agli italiani (agli altri...)». Poi: «Il M5S propone l'abolizione dell'Irap entro il 2013 con corrispondenti tagli dei costi della politica, rapportandoli a quelli della Francia». Infine la solita morale finale: «Il M5S sta facendo politica mentre gli altri giocano alle belle statuine discutendo di poltrone e non di soluzioni». E una chiosa surreale: «Il M5S ha chiesto un incarico di governo, sta ancora aspettando una risposta».
Ieri intanto il Movimento 5 Stelle ha incassato un discutibile plauso, quello di Marine Le Pen, leader del Fronte Nazionale, il partito dell'estrema destra francese: «Non ho cambiato idea», dice Le Pen a Parigi nel corso di una conferenza stampa a un giornalista che le chiede se è ancora entusiasta del risultato di Grillo in Italia. Poi la politica francese spiega i motivi della sua ammirazione: «Penso che non si possono risolvere le cose con quelli che le hanno create», argomenta la figlia di Jean-Marie esaltando la decisione dei grillini di rifiutare qualsiasi alleanza con partiti politici tradizionali. Ma Le Pen in particolare apprezza le posizioni euroscettiche del movimento italiano: «L'Italia ha preso coscienza delle regole distruttive dell'Unione europea», dice la leader francese che confessa di attendersi molto da un eventuale referendum italiano sull'euro, che com'è noto è uno dei piatti forti del programma del M5S. Quindi un invito al leader genovese: «Se Grillo vuole incontrarmi può chiedermelo. Dobbiamo prendere coscienza che le forze euroscettiche che vogliono il cambiamento (sull'Europa, ndr) devono incontrarsi».

La palla ora passa a Grillo. Accetterà di confrontarsi con l'estrema destra francese dopo aver strizzato l'occhio a quella italiana?

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