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"Entrare in città ci costa quanto un'ora di lavoro". Carabinieri in rivolta contro Sala

L'aumento delle tariffe fa infuriare le forze dell'ordine, costrette a versare al Comune di Milano, per ogni giorno che sono in servizio, una quota pari a un'ora del loro lavoro per rischiare la vita in città

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L'attivazione dell'area B e dell'area C a Milano sono motivo di grande discussione in città, anche e soprattutto dopo la decisione di Palazzo Marino di incrementare da 5 a 7.5 euro per l'ingresso in area C. Una scelta che a detta della giunta di sinistra del Comune dovrebbe servire a ridurre il numero di auto e, quindi, l'inquinamento della città ma che nei fatti sembra essere fatta per rimpinguare le casse, che piangono, e a spostare semplicemente il traffico nelle città della prima cinta, aumentandone l'inquinamento.

"L'ingresso in città di 7.50 euro, costo della tariffa aumentata per l’area C, è esattamente il valore di un’ora di lavoro di un uomo in uniforme", dichiara Antonio Nicolosi, segretario generale Unarma - Associazione sindacale carabinieri. Davanti alla volontà miope della giunta guidata da Beppe Sala, l'opposizione di Palazzo Marino si sta impegnando a portare avanti le rimostranze di chi, per lavoro, non può rinunciare a utilizzare l'auto in città: partite Iva che trasportano carichi pesanti ma anche, e soprattutto, gli operatori della sicurezza e della salute.

"I carabinieri devono pagare per andare a lavorare. È questo il rispetto e la sensibilità verso chi opera per la sicurezza dei cittadini? Grazie al consigliere comunale di Milano Samuele Piscina per il suo intervento in favore delle forze dell’ordine", prosegue Unarma. Gli operatori delle forze dell'ordine, così come quelli delle strutture sanitarie, hanno spesso turni che non collimano con gli orari di disposizione dei mezzi del trasporto pubblico e, quindi, si trovano costretti a pagare giornalmente una cifra che equivale alla paga media oraria.

"Vogliamo in questa sede ricordare a chi ha l'avesse dimenticato che il reddito percepito da un operatore di polizia o da un qualsiasi lavoratore del settore pubblico è lontano anni luce dal consentire una dignitosa sistemazione alloggiativa a ridosso della famigerata Area C, figurarsi al suo interno", denuncia la segreteria provinciale di Milano del Nuovo sindacato carabinieri. E non è difficile da credere, visto che la stragrande maggioranza degli uomini in divisa che operano a Milano vive nei comuni limitrofi, spesso nemmeno così vicini alla caserma di assegnazione. "Ciliegina sulla torta delle scomodità eco-friendly, dal 1 ottobre 2023 tutti i possessori di veicoli Euro 4 e 5 a gasolio non potranno più fare ingresso all'interno dell’Area B, rendendo in buona sostanza obbligatorio sostituire l’auto per quanti, pur non prestando servizio all'interno dell'Area C, sì trovano comunque a lavorare all'interno del comune di Milano", prosegue il sindacato.

Il Nsc mette anche in evidenza un altro elemento che probabilmente da Palazzo Marino non hanno preso in considerazione. Milano vive con una costante carenza di personale in divisa adibito alla sicurezza: cosa succederebbe se i militari e i poliziotti decidessero di chiedere il trasferimento in massa, perché le nuove tasse imposte dal Comune non permettono loro una vita dignitosa nel capoluogo? Tutti i costi a cui devono far fronte non esistono in altre città italiane.

"il sindaco ha pubblicamente sostenuto come Milano abbia bisogno di più uomini delle forze dell’ordine, appellandosi al Governo centrale. Ma, allo stesso tempo, il sindaco ed il consiglio comunale rifiutano di agevolare la vita ed il lavoro di quel personale che richiedono a gran voce", fa quindi notare la segreteria regionale Lombardia del Sindacato italiano militari carabinieri.

Necessario, sottolineano tutti i sindacati dei Carabinieri, che su uniscono alla protesta del sindacato Fsp - Polizia di Stato, di aprire un tavolo di confronto per risolvere la situazione ed evitare che a pagarne le spese siano, come al solito, i cittadini.

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