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"I Cpr sono lager". La sinistra non vuole espellere i clandestini

L'ultimo delirio di Pd e 5 Stelle: equiparare i centri per migranti ai campi di concentramento. Ma senza espulsioni i clandestini vivrebbero senza futuro ai margini della società

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Forse è il modello Milano che hanno in mente gli ultrà dell'accoglienza quando criticano con violenza i Cpr. Milano laboratorio di "solidarietà" dove i clandestini e i richiedenti asilo vengono sbattuti davanti alla stazione Centrale, senza un giaciglio su cui dormire, sempre a caccia di espedienti per pagarsi un pranzo e sopravvivere, facili a delinquere e troppo spesso coinvolti in una spirale di crimine e violenza. Un modello di accoglienza a lungo venduto dalla sinistra (in primis il sindaco Beppe Sala) come esempio di integrazione contro i muri del centrodestra. Nessuno degli storici sostenitori di questo modello, che negli anni si è rivelato fallimentare e le cui conseguenze (disastrose) ricadono oggi su milanesi e turisti, ammetterà le proprie colpe.

E, invece, li vediamo già in piedi a sbraitare contro il governo Meloni impegnato in queste ore a raddoppiare il numero dei Centri di permanenza per il rimpatrio e il numero delle forze dell'ordine impegnate a presidiare queste strutture, teatro spesso di disordini e violenze da parte degli immigrati. La decisione verrà presa nel Consiglio dei ministri che in settimana discuterà il nuovo decreto Sicurezza. Intanto, però, il sottosegretario all'Interno, Nicola Molteni, ha già spiegato l'importanza della misura: "Quest'anno, con nove funzionanti per 1.300 posti disponibili e 6-700 utilizzati, siamo riusciti espellere 3.300 persone". Si tratta del 30% in più rispetto all'anno scorso. Raddoppiando il numero dei centri, verrebbe raddoppiato anche il numero delle espulsioni, anche (ma non solo) di quei profili che mettono a rischio la sicurezza pubblica e sulle cui spalle gravano già sentenze di condanna. "Il prolungamento del trattenimento nei Cpr - ha continuato Molteni - è funzionale a evitare che queste persone tornino in libertà".

A sinistra, invece, sembra proprio che li vogliano a zonzo per il Paese. Da giorni, infatti, suonano la gran cassa contro l'apertura dei nuovi centri. Cpr militarizzati, titolava giovedì scorso la Stampa. In una intervista al Foglio l'ex ministro dem Andrea Orlando parla di "campi di concentramento" dimenticando, come fa giustamente notare oggi il Tempo, che fu lui, insieme a un altro ex ministro dem (Marco Minniti) a istituirli. Era il 2017, non certo una vita fa. Di "lager autorizzati" parlano anche il verde Angelo Bonelli e diversi amministratori locali come il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi. In casa Cinque Stelle, invece, criticano più delicatamente. Giuseppe Conte dice che "sono peggio degli istituti penitenziari". E punta il dito: "Non hanno neppure garanzie".

L'assurda battaglia contro l'apertura di nuovi Cpr è di fatto anche una battaglia contro le espulsioni. Ma senza espulsioni dem e Cinque Stelle condannano migliaia di clandestini a vivere, senza alcun futuro, ai margini della nostra società.

Esattamente come accade in diversi quartieri di Milano dove, ormai da anni, dilagano anche degrado e criminalità.

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