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I dubbi del Cav sul governo: i ministri parlano a sproposito

Infastidito dalle ultime uscite di Saccomanni e Zanonato e dall'immobilismo su Iva e Imu. E sulle riforme si accende lo scontro tra il Pdl e Quagliariello

I dubbi del Cav sul governo: i ministri parlano a sproposito

Il messaggio è stato recapitato prima a via XX Settembre e poi a Palazzo Chigi. Forte e chiaro. Perché – hanno fatto notare i soliti ambasciatori – è vero che il Cavaliere continua a tenere il doppio binario ed è consapevole di quanto siano importanti le larghe intese anche in chiave riforme, ma il fastidio verso quello che definisce «l'immobilismo» del governo cresce di giorno in giorno. Un esecutivo di «unità nazionale» – ripeteva in privato ancora ieri – dovrebbe avere «il coraggio di fare grandi scelte» e invece qui siamo al punto che «nemmeno si vogliono mantenere gli impegni presi su Imu e Iva». E tutto ciò per Berlusconi è «assolutamente inammissibile», soprattutto se condito dalle ripetute frenate pubbliche del ministro dell'Economia Saccomanni o da quello dello Sviluppo Zanonato e dalle tante prese di distanza di un consistente pezzo di Pd che continua a mal sopportare la convivenza con il Pdl.
Un Cavaliere sul piede di guerra, insomma. Consapevole che, nonostante i risultati delle amministrative, su scala nazionale i sondaggi continuano a dare il centrodestra cinque punti sopra il centrosinistra (questo ha detto mercoledì sera durante la cena a Palazzo Grazioli con i vertici del partito) e deciso a non arretrare su quelle questioni che considera «dirimenti». Al punto che, spiega un parlamentare che Berlusconi lo conosce da una vita, «andrebbe ribaltata la teoria secondo la quale l'ex premier è pronto a far saltare il banco nel caso i tre appuntamenti giudiziari di fine giugno non vadano bene». Nonostante questo governo sia inerte – è il ragionamento – il Cavaliere non può strappare e dire davvero quel che pensa proprio perché aspetta le decisioni su diritti tv Mediaset, Ruby e lodo Mondadori. La prima in particolare, quella della Consulta che si deve pronunciare sul legittimo impedimento che non gli fu concesso nel 2010. Una decisione che a Palazzo Grazioli considerano «squisitamente politica». Per due ragioni. Prima: che un premier presieda un Consiglio dei ministri è oggettivamente un impedimento legittimo. Seconda: i 15 giudici costituzionali sono 4 pro Cav e 11 no, ma tra questi ultimi quelli nominati dal capo dello Stato – a questo punto decisivi - sono ben 4.
Un Berlusconi alla finestra, dunque. E in attesa degli eventi. Che però è sempre più insofferente verso il governo, tanto dall'aver fatto sapere a Letta che è arrivato il momento di mettere un freno alle sortite dei suoi ministri (Saccomanni e Zanonato). E che la situazione sia tesa lo conferma il fatto che a puntare il dito contro l'esecutivo sulle questioni economiche non siano solo i soliti falchi, ma pure chi è considerato più affine ai cosiddetti governativi (vedi il capogruppo al Senato Schifani o, sul fronte riforme, il coordinatore Bondi). Ieri perfino Alfano è stato piuttosto chiaro sul punto. «Siamo al governo – spiega il vicepremier e ministro dell'Interno - per liberare i cittadini italiani dall'oppressione fiscale. Ci battiamo e ci batteremo proprio per questo, per eliminare l'Imu sulla prima casa e per evitare l'aumento dell'Iva».
Ma l'agitazione non c'è solo sul fronte economico visto che anche sul versante riforme è esploso quello scontro interno che covava ormai da giorni tra un pezzo di Pdl e il ministro Quagliariello a cui si rimprovera di «andare per la sua strada senza consultare il partito». Giovedì era stato Fitto a chiedere per la prossima settimana una riunione dei gruppi parlamentari sul tema, ieri invece il colpo l'ha affondato Bondi. «Non comprendo perché – attacca - Quagliariello continui a usare termini ultimativi verso i partiti e il Parlamento che sono pronti a discutere la riforma. Così finirà per irritare tutti inutilmente». Il diretto interessato non va allo scontro, ma affronta la questione direttamente al telefono con il Cavaliere. Che - come al solito – minimizza, fa da paciere e lo invita ad andare avanti.

Anche se è innegabile che la situazione sia esplosiva.

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