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I favori imbarazzanti dei sindacati all'Ilva

Ora dichiarano guerra all'azienda ma nelle intercettazioni andavano a braccetto con i "padroni"

Una bandiera Fiom-Cgil
Una bandiera Fiom-Cgil

Sindacati doubleface. Triplo salto carpiato con avvitamento per i rappresentanti dei lavoratori dell'Ilva svergognati dalle intercettazioni e ora impegnati a invocare una lotta dura senza paura dopo i sussurri e gli ammiccamenti coi vertici aziendali. Conversazioni sgradevoli e antipatiche, che un primo risultato l'hanno di certo ottenuto: il grido «venduti» urlato ieri mattina ai portavoce degli operai dai dipendenti a braccia conserte davanti ai cancelli dell'acciaieria. Nelle trascrizioni spuntano le «attrazioni fatali» della Triplice, o meglio di Cgil e Cisl, per la famiglia Riva e il management dell'azienda tarantina. Telefono caldissimo tra Girolamo Archinà, l'ex dirigente delle relazioni istituzionali del gruppo, e i referenti degli impiegati Ilva spesso proni ai desiderata del «padrone».
Qualche esempio. Gli inquirenti annotano che «in vista del referendum proposto dall'associazione Taranto Futura» per obbligare il colosso siderurgico a rispettare i limiti di emissioni «Archinà svolgeva un'oscura opera di proselitismo pro-Ilva» finalizzata a scongiurare l'indizione della consultazione popolare che coinvolgeva anche «taluni sindacati (Cisl e Cgil) e Confindustria Taranto affinché ricorressero al Tar di Lecce per l'annullamento delle consultazioni popolari». In una conversazione Fabio Riva aggiungeva che anche la Uil si sarebbe decisa a disertare il referendum. Mentre, in un'altra chiacchierata, il legale della multinazionale Perli, parlando con Fabio Riva dei ricorsi al Tar, annunciava che «già mi han mandato delle cose in studio… e mi han mandato quello di Confindustria, quello di Cgil e Cisl credo l'abbiano… sono sicuro che l'han presentato, ecco…». In un'altra intercettazione la guardia di finanza fa presente che «il dottor De Biasi (ex responsabile delle relazioni industriali del gruppo, ora alla Fiat, ndr) comunica ai Riva e ad Archinà che il segretario provinciale della Cisl Daniela Fumarola, persona molto vicina al presidente Florido (presidente Pd della provincia di Taranto, ex Cisl) si sta facendo promotrice di un convegno». Una bella tavola rotonda dalla quale «emergerà che l'Ilva è molto impegnata a favore dell'ambiente e quindi non è assolutamente responsabile del degrado ambientale dell'area industriale». Alla fine, il meeting si tiene davvero e la Fumarola, annota la Gdf, è curiosa di conoscere «le impressioni di Riva». La telefonata ad Archinà si trasforma, però, ben presto in un processo a Giorgio Assennato, il tanto vituperato direttore dell'Arpa Puglia autore di una relazione durissima nei confronti dell'Ilva e, secondo il giudice, destinatario delle pressioni del governatore Vendola a favore proprio della multinazionale dell'acciaio. Per la Fumarola, il direttore dell'agenzia regionale è un «rimbambito, evanescente e difensore degli ambientalisti». Dei quali la sindacalista non sembra avere grande considerazione: «Non hai sentito pure nel suo intervento che ha detto: non avete citato gli ambientalisti! Ma allora sei un cretino patentato, scusa eh! Ma io gliel'ho pure detto dopo, gli ho detto: “Ma mi scusi, ma che cosa devo difendere gli ambientalisti che stanno a massacrarci ogni giorno? Noi dobbiamo difendere chi costruisce un percorso”».
Già, il percorso. Assennato è tipo da prendere con le molle anche secondo l'ex manager Ilva, che ne approfitta per imbastire un'altra operazione delle sue. Il capo delle relazioni istituzionali del gruppo, infatti, «forte anche del chiaro appoggio fornitogli dal presidente Vendola e dall'avv. Manna (suo capo segreteria, ndr)», cerca di aizzare la Cisl contro Assennato suggerendo alla donna di «prendere contatti con l'avv. Manna o con l'assessore Fratoianni» indicati entrambi come le «persone che hanno avuto il compito di frantumare» il direttore dell'Arpa. Quanto a Vendola si lascia andare a una confidenza-choc con Archinà: «I vostri alleati principali, in questo momento, lo voglio dire, sono quelli della Fiom…». Le tute blu che vanno a braccetto coi padroni dell'Ilva non sono però solo quelli di nuova generazione. Nel libro La città delle nuvole Carlo Vulpio parla di un dossier dell'oncologo Mariano Bizzarri che analizza il boom di neoplasie a Taranto dal 1971 al 1990, passate da 284 a 454, e dei relativi decessi più che raddoppiati. Un rapporto devastante, snobbato soprattutto dai sindacati. Nessuno, per anni, ha fatto cenno allo studio che pure risultava protocollato, con tanto di timbro, alla Camera del lavoro-Cgil (numero 0651, 14 aprile 1995). Nessuno, oggi, si meraviglia se un dirigente come Capogrosso al telefono intima ai capireparto di stroncare «sul nascere» ogni iniziativa per far trapelare all'esterno problematiche sulle cockerie. L'input è categorico. «Stronchiamo ogni iniziativa», «non devo avere azioni contro l'azienda», «non voglio vedere comunicati». E i sindacati? Usi obbedir tacendo e tacendo morir.

Di diossina.
(ha collaborato Simone Di Meo)

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