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L'inaugurazione dell'anno giudiziario diventa la sfilata delle toghe anti Cav

All'inaugurazione dell'anno giudiziario il presidente della Corte d’appello di Milano loda la Cassazione: "Su Berlusconi prese una decisione storica"

L'inaugurazione dell'anno giudiziario diventa la sfilata delle toghe anti Cav

Nome e cognome non vengono mai fatti. Nessuno dei magistrati intervenuti all'inaugurazione dell'anno giudiziario fa mai il nome di Silvio Berlusconi. Eppure, più e più volte, gli attacchi delle toghe sono indirizzati al leader di Forza Italia. Tanto che il presidente della Corte d’Appello di Milano Giovanni Canzio arriva addirittura a lodare la Cassazione per non aver spostato il Rubygate e il processo Mediaset dal capoluogo lombardo a Brescia: "Ha preso una storica decisione".

Nonostante gli interventi del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, continua lo stato di tensione tra le toghe e la politica. I magistrati continuano a ripeterlo allo finimento. Sembra il leit motiv dell'inaugurazione dell'anno giudiziario. Senza mai mettersi in discussione, le toghe si rimettono al centro dell'agone politico replicando, punto per punto, alle accuse che nelle ultime ore gli sono state lanciate sia dal Cavaliere sia da ambienti vicini al segretario del Pd Matteo Renzi. L'ultimo blitz della procura di Milano, che ha iscritto Berlusconi nel registro degli indagati all'indomani dell'accordo sulla legge elettorale, è apparso ai più per quello che realmente è: una bomba a orologeria per bloccare il processo riformatore. Eppure nessuno dei magistrati è disposto a fare mea culpa. Anzi. Già ieri, in apertura dei lavori, il primo presidente della Corte di Cassazione Giorgio Santacroce ha spiegato che "lo stato di tensione tra magistratura e politica non accenna a spegnersi". "Il suo persistere, rappresenta una vera e propria spina nel cuore per noi magistrati - ha tuonato - il risvolto più doloroso di questa tensione è una delegittimazione gratuita e faziosa che ha provocato, goccia dopo goccia, una progressiva sfiducia nell’operato dei giudici e nel controllo di legalità che a essi è demandato". L'impianto accusatorio è stato condiviso anche da Canzio che ha accusato la politica di "attacchi personali", "dileggio strumentale" e "infamante gogna mediatica".

Nella relazione per l'inaugurazione dell’anno giudiziario, incentrata sugli "attacchi" subìti dai giudici milanesi di quei procedimenti di "spiccato rilievo politico", il presidente della corte d’Appello di Milano fa, anche senza mai citare direttamente Berlusconi, un riferimento all'istanza di trasferimento del Rubygate e del caso Mediaset. Nel marzo del 2013, infatti, il Cavaliere aveva presentato, tramite i suoi legali, richiesta di spostare i due processi a Brescia per legittimo sospetto. Istanza bocciata dalla Cassazione. Canzio vede, in questa decisione contro il leader di Forza Italia, un motivo di vanto. A tal punto da spendersi in lodi sperticate per l'Alta Corta ringraziandola per aver respinto "il dubbio di una pregiudiziale prevenzione e parzialità dell’intero organo giudicante milanese". "La Cassazione - ha spiegato Canzio - ha scrutinato la 'lampante infondatezza' della richiesta e ha sottolineato il ’commendevole impegno professionale del collegio', profuso 'nel pieno rispetto dei diritti processuali delle parti', al fine di definire i processi in tempi ragionevoli e 'attenti allo scorrere del tempo di prescrizione dei reati'".

Canzio ha, quindi, letto la decisione della Cassazione come una "nota di merito" per i giudici milanesi e li ha invitati a "non fregiarsi di questa storica decisione come di una sorta di perenne attestato, acquisito una volta per tutte, bensì, forti della fiducia accordata", di andare avanti nel lavoro fatto fino ad oggi. Un proposito o una minaccia?

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