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I no Muos lo attaccano e Crocetta li accusa: «Mafiosi, farò i nomi»

Non si placa in Sicilia lo scontro tra gli attivisti contrari all'impianto satellitare americano a Niscemi e il governatore. E intanto è scontro anche tra il presidente della Regione siciliana e il ministro Mauro

I no Muos lo attaccano e Crocetta li accusa: «Mafiosi, farò i nomi»

Da quando ha revocato il «no» alle autorizzazioni, dando di fatto il via libera alla realizzazione del contestatissimo impianto satellitare americano a Niscemi (Caltanissetta) gliel'hanno proprio giurata. E così, quando sabato si è presentato a Gela, lo hanno contestato duramente, proprio lì, nella sua città, nel suo regno. E anche stavolta il governatore di Sicilia Rosario Crocetta è andato giù pesantissimo, accusando i no Muos di essere «mafiosi» e minacciando di denunciarli in procura.
Non è la prima volta che accade. Già in passato, di fronte alle contestazioni degli attivisti che lo considerano un «traditore» visto che all'inizio ha cavalcato la causa del no alla base americana, salvo poi fare marcia indietro l'estate scorsa, Crocetta aveva sventolato lo spauracchio delle infiltrazioni mafiose nel movimento. E del resto, per il presidente della Regione è diventata ormai prassi accusare di collusioni mafiose chiunque non sia d'accordo con lui, secondo l'assioma che, essendo lui il paladino dell'antimafia, chi è contro di lui sicuramente ha a che fare con Cosa nostra e dintorni.
E anche sabato Crocetta non si è smentito. Arrivato a Gela, la città di cui è stato a lungo sindaco e che di fatto lo ha lanciato nell'olimpo della politica, il governatore è stato accolto da un gruppo di attivisti no Muos che, «armati» di bandiere, gli hanno dato del traditore: «Il suo - lo hanno accusato è stato un atteggiamento mafioso». A questo punto il governatore non ci ha visto più: «I mafiosi - ha attaccato - ce li avete voi dentro il vostro movimento e farò i nomi. Sono sempre stato disponibile al dialogo ma non di fronte a questa arroganza».
Denunce in arrivo? Si vedrà. Anche perché, sul Muos, si è aperta una polemica anche con il ministro della difesa Mario Mauro. Oggetto del contendere, una dichiarazione del ministro che, nel corso di una visita a Palermo, aveva semplicemente precisato l'ovvio, e cioè che è competenza della Regione decidere e che «la Regione ha già deciso». Il che non è lontano dal vero visto che Crocetta, dopo aver cavalcato la causa dei no Muos revocando le autorizzazioni già concesse dai suoi predecessori agli Usa, ha fatto precipitosamente marcia indietro l'estate scorsa, dopo che l'Istituto superiore di sanità ha stabilito che il Muos non è pericoloso per la salute. E che, di conseguenza, la revoca delle autorizzazioni sarebbe costata alle casse siciliane qualcosa come 18 miliardi di euro. Crocetta però, per le dichiarazioni di Mauro, si è imbestialito. Tanto da indirizzargli una lettera di fuoco: «Le sue affermazioni - ha scritto il governatore al ministro- sono in contrasto pieno con la lettera che ella, alla vigilia della revoca per il parere di valutazione ambientale negativo che la Regione aveva richiesto, mi ha inviato, con la quale espressamente affermava che il Muos è opera di interesse strategico nazionale, e contrasta ulteriormente con gli atti formali del suo ministero che si è costituito parte civile nei confronti persino della Regione siciliana, per rivendicare indennizzi milionari a causa dell'interruzione dei lavori». Quindi l'aut-aut al ministro della Difesa: «Se le sue parole dovessero essere corrispondenti alla posizione ufficiale del suo dicastero, la invitiamo a inviare proposta ufficiale con la quale dichiara di competenza esclusiva della Regione siciliana l'installazione Muos di Niscemi, il ritiro di tutti i procedimenti pendenti avviati dai vari tribunali siciliani di opposizione al Muos e la rinuncia a ogni risarcimento danni in caso di revoca da parte della Regione per l'installazione del Muos».

Un altolà cui il ministero della Difesa ha replicato, precisando che le dichiarazioni di Mauro si riferivano «alla ovvia decisione del Presidente della Regione di eliminare le revoche (delle autorizzazioni, ndr) a seguito dell'esito dello studio dell'Istituto Superiore della Sanità, organo terzo tra le parti e per il quale la Difesa non ha fatto altro che fornire dati ed elementi tecnici».

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