Cronache

Dopo i tagli, la dissolvenza: la Technicolor romana verso la chiusura

A gennaio la Technicolor, azienda leader nella produzione e post-produzione cinematografica, che dal 1957 ha contributo a realizzare alcuni dei più importanti film italiani, rischia di chiudere i battenti. La capogruppo parigina è pronta a mettere in liquidazione la sede romana.

C'era una volta la capitale del cinema. Cinecittà ma anche gli altri grandi teatri di posa e i laboratori delle creazioni scenografiche, dove furono girati 3000 film (tra questi 47 premi Oscar). Una filiera di luoghi emblematici e simbolici, industria e artigianato uniti insieme in un combinato disposto capace di esportare nel mondo l'immagine di una Roma diversa e far conoscere le nostre maestranze, vera eccellenza della celluloide. Oggi l'audiovisivo romano resiste ma certo i fasti degli anni '50 e '60 sono lontani. E arrivano segnali tutt'altro che positivi. Su tutti l'ormai prossima chiusura degli stabilimenti Technicolor sulla Tiburtina - la società, che ha diverse sedi nel mondo, è un'azienda nata negli Stati Uniti, diventata poi una divisione di un colosso audiovisivo francese - sull'onda dalla transizione dalla pellicola verso il digitale. «Il 25 novembre l'Assemblea Straordinaria di Technicolor ha deliberato la messa in liquidazione della Società Technicolor SpA, con l'intenzione di mettere in cassa integrazione i suoi 94 dipendenti da Gennaio 2014» si legge in un comunicato inviato dai lavoratori Technicolor. «Negli ultimi 3 anni il Gruppo francese ha già portato a termine due procedure di mobilità, concluse con il licenziamento di 166 lavoratori. In entrambe le occasioni, la decisione di riduzione delle attività produttive (nel primo caso) e la dismissione di un ramo d'azienda (nel secondo) sono state legate a una volontà di ristrutturazione gestionale e produttiva per adeguare la struttura ai cambiamenti del mercato e per poter dare continuità di servizio ai clienti utilizzando la forza lavoro rimasta. Oggi, a distanza di soli 6 mesi dall'ultima mandata di licenziamenti, la dirigenza francese dichiara che il mercato italiano non è più economicamente interessante e, con un preavviso di poche settimane, liquida con pochi formalismi i suoi dipendenti senza garantire di fatto la finalizzazione delle lavorazioni ancora in essere su almeno 20 film italiani e le relative consegne».
Come spesso accade in tempi di crisi (e di assuefazione alla stessa) la notizia della chiusura degli storici stabilimenti romani, nati nel 1957 in via Tiburtina e Via Urbana, non ha conquistato particolare attenzione pubblica e mediatica. E questo nonostante i lavoratori la reputino incomprensibile, considerato il marketshare consolidato dell'azienda nel mercato italiano. «L'azienda è presente nel territorio italiano dal 1957, e può ancora oggi confermare la sua posizione di leader nel settore della post produzione video e audio, in tutti i suoi servizi» continuano i lavoratori Technicolor. «Per quasi 60 anni i lavoratori di Technicolor SpA hanno messo passione e professionalità al servizio del cinema italiano ed estero, contribuendo alla realizzazione di film che ancora oggi sono nella memoria di tutti». Pellicole come Apocalypse Now; L'ultimo Imperatore; Amarcord; C'era un volta in America; Per qualche dollaro in più; il Piccolo Buddha; Casanova. Ma anche film più recenti come Nuovo Cinema Paradiso; Caro Diario; Buongiorno presidente; La grande bellezza; Sacro GRA; Romanzo Criminale; Gomorra; This must be the place; Baciami ancora; Basilicata coast to coast; Educazione siberiana. Senza dimenticare le collaborazioni con produzioni americane su film di successo come Twilight, The Tourist o Duplicity.

«Technicolor SpA è stata negli anni "nave scuola" e vivaio di talenti, grazie al supporto che ha dato al cinema italiano e internazionale attraverso lo sviluppo delle nuove tecnologie digitali, cercando di interpretare le necessità dei clienti e trasformarle in strumenti al servizio dei più grandi Registi e Autori della Fotografia» continua il comunicato. «Ha supportato con impegno e dedizione le diverse Scuole Nazionali di cinema (Centro Sperimentale, Scuola Gian Maria Volontè, ecc.), accompagnando gli studenti nella loro crescita professionale, dall'elaborazione della tesi alla realizzazione di lungometraggi. Attraverso la realizzazione di progetti di restauro (sia fotochimico che digitale), sono stati riportati all'attenzione del grande pubblico tesori della storia del cinema internazionale, patrimonio della cultura mondiale, come Novecento; Un americano a Roma; L'armata Brancaleone; Satyricon». Senza dimenticare quello scrigno della memoria audiovisiva che è il magazzino. «Il nostro magazzino, che ospita e conserva professionalmente i negativi originali delle pellicole più importanti della storia del cinema mondiale, patrimonio culturale mondiale, costituisce uno dei principali asset della nostra azienda, oggi dichiarata in liquidazione. Ci chiediamo quali saranno le logiche che ne guideranno la futura gestione e collocazione. Ci chiediamo quindi come sia possibile che la Capitale del Cinema si trovi ad accettare supinamente e silenziosamente questa devastante decisione di rinunciare a uno dei riferimenti più importanti della post produzione audiovisiva, perdendo così un patrimonio di saperi, di professionalità e di conoscenze, un'eredità culturale che deve essere tutelata e che dona lustro internazionale alla produzione culturale del nostro Paese».

Un appello sul quale le nostre istituzioni cittadine e nazionali farebbero bene a soffermarsi e interrogarsi.

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