Politica

I tempi sono maturi per varare il Ppe italianol'intervento 2

di Franco Frattini*

Sulle colonne di questo giornale Giuliano Ferrara ha scritto che c'è una sola via d'uscita per la destra liberale e popolare italiana in vista del 2013: una lista dal nome «Tutti per l'Italia». Una riflessione che condivido da tempo e che ho sempre incoraggiato per non disperdere quel percorso che nelle idee e nei valori accomuna tutti i moderati italiani, ma che nei fatti resta ancora incompiuto a causa di pregiudizi e stereotipi che ammorbano il confronto politico. C'è un unico punto che andrebbe inserito nei prossimi programmi elettorali: l'Italia. Un impegno affinché, lungi da promesse entusiasmanti e da prospettive poco credibili di governabilità - come quella prospettata qualche giorno fa dall'alleanza democratici-progressisti- si continui a portare avanti un'agenda che nell'ultimo anno è riuscita a riscrivere i contenuti degli schieramenti politici, riaggregando le anime moderate del Paese secondo proposte e riforme approvati nell'interesse dell'Italia prima di tutto.
C'è chi ha voluto sbianchettare l'agenda Monti dai propri manifesti. Spetta ai moderati, al contrario, intestarsela, convincendo gli italiani a sostenere una nuova piattaforma politica che valorizzi quei buoni propositi per l'Italia prima di ogni altra cosa. Se scrostiamo il confronto da pregiudizi personali e da alleanze fini a se stesse, prive di una visione e di comune sensibilità sui programmi, allora è impossibile non notare che Pdl, centristi e addirittura alcuni moderati del Pd risultano nei fatti già uniti. Si tratterebbe solo di suggellare questa intesa e di dare uno slancio politico al lavoro che l'attuale governo ha condotto in questa fase emergenziale.
Dopo anni di antagonismi e protagonismi, i moderati italiani possono stringere un patto di responsabilità che abbia come orizzonte il rilancio dell'Italia. Alla crisi dell'Europa dovranno rispondere con più Europa. Ai radicalismi - che non fanno quasi mai l'interesse di un territorio, ma di alcune categorie - rispondere con il rispetto e l'attenzione verso tutti i cittadini. All'emergenza rispondere con più crescita e progressivo calo delle tasse. Solo un'agenda visionaria può far uscire il Paese dalla palude. Ma sarebbe sbagliato pensare di farlo da soli. Perché, per parafrasare Alcide De Gasperi «solo se uniti saremo forti». E la maturità dimostrata nell'ultimo anno in Parlamento non può che confermarlo.
Nel Pdl, gli eventi delle ultime settimane hanno dimostrato che i comportamenti indegni dei singoli si sono inevitabilmente ripercossi sull'intera squadra. Così come è un dato - sondaggi alla mano - che i centristi subiscono un'emorragia di voti.
Due motivi validi per sedersi insieme attorno a un tavolo e cambiare regole e schema di gioco: prendere atto del fallimento dei rispettivi movimenti e andare oltre, verso il Ppe italiano. I tempi sono maturi: dobbiamo solo allinearci a quel cammino che i nostri fratelli del Ppe hanno già compiuto in molti altri Paesi d'Europa. Penso alla Cdu in Germania, al Partido popular in Spagna, e all'Ump in Francia. Qualche giorno fa, Angelino Alfano ha fatto un assist così diretto a Pier Ferdinando Casini che sarebbe ingeneroso non chiudere con un gol in porta. Segniamo.

Magari a Bucarest, tra due giorni, quando al congresso del Partito popolare europeo ci ritroveremo nuovamente seduti accanto e, chissà, riusciremo a tirar giù anche il muro della discordia.
*Deputato Pdl

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