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Nessun terrorista sui barconi? Ma Piantedosi smentisce la sinistra buonista

Dopo il riaccendersi del conflitto israelo-palestinese, aumenta il rischio di attentati terroristici e dell'arrivo di jihadisti in Italia sui barconi dei migranti. Ecco i precedenti

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"È evidente che la situazione internazionale è difficile e lo sarà per i prossimi mesi: si deve mantenere alta l'attenzione”. Così il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi, intervenendo al convegno organizzato da Coisp e Inmp “Migrazioni: affrontare le sfide e accogliere le opportunità”, ha parlato del rischio attentati in Italia, soprattutto dopo quanto è successo pochi giorni fa in Francia. “Possono esserci emulazioni, lupi solitari, fenomeni difficili da prevenire”, ha aggiunto il titolare del Viminale che, poi, ha voluto rassicurare: “Il nostro sistema di prevenzione è comunque molto capace di contrastare i rischi, questo è un elemento di rassicurazione. Non abbiamo elementi di minaccia concreta".

Il rischio non è imminente, ma c’è. L’Italia, infatti, non è solo notoriamente una terra di transito per i terroristi ma, contrariamente a quanto sostiene il centrosinistra, è anche terra di sbarco per i migranti irregolari e i fondamentalisti islamici. Sembrano relativamente pochi i jihadisti arrivati in Italia con i barconi, ma quei pochi sono responsabili della morte di decine di persone. Anis Amri, l’uomo che il 19 dicembre 2016 fu autore della strage del mercatino di Natale di Berlino dove persero la vita 12 persone e 56 furono ferite, era arrivato a Lampedusa coi barconi nel 2011. Ma non solo. Amir, una volta in Italia, viene arrestato per minaccia aggravata, lesioni personali e incendio doloso, tutti reati commessi presso il centro di accoglienza di Belpasso, nel catanese dove era stato trasferito. Dopo il carcere, lascia l’Italia e si dirige in Germania. Il tunisino Brahim Aouissaoui, invece, il terrorista della strage Nizza, era approdato in Francia dopo essere sbarcato a Lampedusa. Dopo essere stato messo in quarantena sulla nave Rhapsody, approda al porto di Bari e viene rilasciato con l’obbligo di lasciare l’Italia. sospettato di essere uno scafista e indagato per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, dopo una serie di vicissitudini, lascia effettivamente il nostro Paese e arriva a Nizza dove uccide tre persone e ne ferisce una gravemente. Molti altri, fortunatamente, sono stati arrestati con l’accusa di avere legami con cellule terroristiche prima che potessero commettere degli attentati. Tornando ancora indietro nel tempo, poi, c’è il caso di Spin Ghul, nome di battaglia di Adam Harun, un nigeriano responsabile della morte di decine di soldati della Coalizione, in particolare americani. Catturato in Libia nel 2005 e poi rilasciato nel 2011, arriva a Lampedusa su un barcone di migranti. Una volta sbarcato sull’isola, viene arrestato dalle autorità italiane.

Ciò che più stupisce, però, è che anche esponenti del centrosinistra hanno avvallato la tesi dei migranti terroristi. "Ci sono sospetti che dalla Libia fra i vari disperati ci siano anche provenienze di jihadisti o qaidisti su una via europea, che tra l'altro è uno dei metodi che hanno usato spesso. Terrorismo? Non so dire. È una minaccia alla sicurezza", disse nel 2013 l’allora ministro degli Esteri Emma Bonino al termine di un Consiglio Ue degli Affari esteri. Nel 2018, invece, Marco Minniti, l’allora ministro degli Interni, intervistato da Corrado Formigli a Piazzapulita, disse chiaramente che, dopo la caduta della Stato islamico dell’Isis il pericolo era concreto: “Siamo di fronte a una fuga individuale di Foreign Fighters che fuggano dalle rotte già aperte, cioè le rotte migratorie”.

Oggi, con il conflitto medio-orientale più acceso che mai e la Wagner ancora attiva in Africa, non è da escludere che i pericoli siano i medesimi.

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