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Ilda pretende la visita fiscale ma i giudici la bloccano

Processo Ruby, la corte dà torto alla Boccassini e accoglie i documenti sulla malattia del Cav. Requisitoria rinviata. La pm si spazientisce: lo voglio in aula lo stesso

Ilda pretende la visita fiscale ma i giudici la bloccano

Milano «Sono anni che porto pazienza!». Ilda Boccassini risponde così quando il giudice Giulia Turri la invita a non arrabbiarsi perché i microfoni non funzionano. Ma è uno scatto a suo modo rivelatorio, perché è l'intera sopportazione del processo e del suo imputato che sembrano costare ormai uno sforzo al pubblico ministero con i capelli rossi. Ieri, di fronte all'aggravarsi del disturbo alla vista che affligge il Cavaliere, e alle richieste dei suoi difensori di rinviare l'udienza per motivi di salute, la Procura innesca un braccio di ferro che è basato su un solo presupposto: che si tratti dell'ennesimo trucco di Berlusconi per tirarla in lungo; e che punta a un solo obiettivo: andare avanti con l'udienza, concludere la requisitoria e presentare al tribunale la richiesta di condanna dell'imputato.

Ma è una battaglia che ieri si scontra con il tribunale. Pur di dimostrare il suo assunto, Ilda Boccassini chiede ai giudici, dopo che l'ospedale San Raffaele ha attestato per iscritto che il Cavaliere è ricoverato in day hospital, di fare scattare per l'imputato la visita fiscale. Il pm ha individuato persino la struttura ospedaliera, il San Gerardo di Monza, dove trovare medici in grado di verificare se quelli del San Raffaele abbiano esagerato nel descrivere le condizioni del paziente. Ma, dopo un batti e ribatti che porta via tutta la mattina, il giudice dice no alla Procura: la documentazione è «esauriente», l'impedimento è legittimo.

In queste ore c'è tempo perché l'aula del caso Ruby si trasformi in una palestra di opinioni su un tema, l'oftalmologia, chiaramente ignoto ai più. La privacy sanitaria dell'imputato passa in secondo piano. Vanno e vengono certificati. Si scopre che Berlusconi soffre di uveite, una forma (grossomodo) di grave congiuntivite. Per questo già nei giorni scorsi aveva inviato i propri certificati medici. Ma, secondo quanto rende noto Ghedini, nella notte l'ex premier è stato male, il dolore si è fatto più intenso, e si è fatto portare in ospedale. Qui, alla fine, gli diagnosticano una forma di fotopatia: gli fa male stare alla luce. E deve passare la notte in ospedale per proseguire le terapie.

La Boccassini e il suo collega Antonio Sangermano, alla fine, abbozzano. A margine d'udienza Ghedini e Longo rispondono sdegnati al sospetto di fare ostruzionismo, «oltretutto non avrebbe senso, questo processo si prescrive nel 2020. Ci vuole un po' di rispetto per chi sta male». Un giorno in più o in meno, cosa cambia? In realtà, la Procura sospetta un obiettivo preciso delle difese: arrivare al 15 marzo, quando le nuove Camere si insedieranno, e a quel punto poter accampare nuovamente gli impegni parlamentari dell'imputato. Ma è difficile immaginare che anche così si riuscirebbe a rinviare a lungo la conclusione di un processo che è arrivato ormai al capolinea, e a cui mancano ormai poche battute per la sentenza. Ci si rivede lunedì. Riuscirà Ilda Boccassini a concludere finalmente la sua requisitoria? I legali dell'ex premier fanno presente che la prognosi indicata nei certificati è di sette giorni.

Ma è possibile che il tribunale consideri che una volta dimesso Berlusconi possa comunque essere presente in aula: magari con un bel paio di occhiali scuri.

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