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«Impianto a norma È da irresponsabili chiudere tutto ora»

Onorevole Saglia, come valuta la decisione dei pm?
«Uno sbaglio. Certo non è un campo di margherite ma un industria siderurgica e comunque ci sono tutti i presupposti perché continui a produrre. Le emissioni oggi sono sotto degli standard europei, basti pensare alla diossina: si è passati da un dato di 4,5 nel 2008 a uno 0,39 del 2011».
E i danni alla salute?
«Se ci sono stati sono colpa delle passate gestioni. I Riva non si possono trattare come pericolosi killer ambientali. Non voglio certo fare il loro avvocato ma da quando hanno rilevato l'impianto investono cifre enormi per la sicurezza ambientale,300 milioni di euro solo nel 2009. In assoluto il 24% del totale contro il 13% di altre aziende del settore».
Occupazione e salute possono andare di pari passo?
«Non mi piace che questo tema sia tirato in ballo come pretesto. E i dati in questione devono ancora essere dimostrati».
Quindi il Riesame dovrebbe revocare il sequestro?
«Mi chiedo come si faccia a dare giudizi così netti su temi così delicati. Se l'impianto è stato sequestrato significa che fa male oggi e si hanno i riscontri. E io dubito che gli esperti che hanno formulato queste tesi siano stati all'altezza».
Allora la colpa di chi è, secondo lei?
«Io non critico gli ambientalisti intellettualmente onesti. Ma troppi hanno ambizioni politiche e usano le loro battaglie per prendere voti. Questi sono irresponsabili e rischiano di fare grossi danni».
Anche il ministro Clini ha detto che l'impianto deve continuare a produrre.
«Sono d'accordo, anche perché impianti di questo tipo e di questa grandezza fanno più danni all'ambiente quando sono fermi che quando sono in attività».
Ci sono stati troppi anni di immobilismo?
«Impianti di questa dimensione vengono migliorati nel corso degli anni e quando lo stato lo ha venduto ai Riva non era in buone condizioni. E comunque l'Aia (autorizzazione integrata ambientale) è stata concessa a seguito di investimenti fatti e altri promessi. Con il placet degli enti locali».
C'è ancora un futuro in Italia per la siderurgia?
«Io vivo a 250 metri da un acciaieria e non sono un irresponsabile... Se c'è un futuro in Germania deve esserci anche da noi. Siamo il secondo produttore in Europa, c'è grande concorrenza e abbiamo bisogno di uno stabilimento di riferimento come è Taranto. Basterebbe applicare le regole esistenti senza inventarne altre.

Anche per questo giovedì sarò a manifestare a fianco dei lavoratori».

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