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Imprese strozzate, cura Monti respinta

Le associazioni bocciano il decreto del governo che regola i debiti dello Stato. E il Pdl vuole riscrivere il testo

Il premier Mario Monti con il ministro dell'Economia Vittorio Grilli
Il premier Mario Monti con il ministro dell'Economia Vittorio Grilli

Roma - «Del decreto rimarrà solo il titolo». L'invito del premier Mario Monti a non stravolgere i il provvedimento che regola la restituzione dei primi 40 miliardi di debiti della Pa è di sabato scorso, ma è già stato respinto. Dal Pdl innanzitutto, intenzionato a riscrivere il testo, alla luce delle esigenze delle imprese. Ma anche le altre forze politiche e in particolare il Pd che, sia pure con toni meno drastici, vuole mettere mano al testo nelle commissioni speciali. Il fatto è che i dubbi delle associazioni datoriali si stanno facendo sempre più consistenti anche su questa seconda versione, corretta rispetto al «pateracchio» precedente, per usare una espressione del leader di Confindustria Squinzi.
Ieri una delegazione del Pdl ha incontrato i rappresentanti di Rete imprese Italia (l'unione di Confartigianato, Confcommercio, Cna, Casartigiani e Confesercenti) per raccogliere le nuove segnalazioni. In particolare Rete imprese chiede di «mettere subito a disposizione per il 2013 i 40 miliardi complessivamente stanziati». Il decreto prevede che arrivino entro metà 2014.
Poi, commercianti e artigiani chiedono di «individuare da subito modalità di copertura dei restanti 50 miliardi dello stock di debito». Più in generale, di «individuare meccanismi che consentano alle imprese di non rimanere soggetti passivi» e «un meccanismo di compensazione tra i debiti degli enti pubblici verso le imprese e i debiti fiscali e contributivi delle imprese verso lo Stato; semplificare e velocizzare le modalità di accesso al sistema dei pagamenti».
Da parte del Pdl, hanno garantito il capogruppo al Senato Renato Schifani e il coordinatore dei Dipartimenti di via dell'Umiltà Daniele Capezzone, c'è piena disponibilità. Dopo aver ascoltato le imprese, ha spiegato Capezzone, «l'unica cosa buona del decreto è il titolo, cioè la P a deve pagare i suoi debiti, tutto il resto non funziona».
A stretto giro, la replica del Pd. «Il nostro obiettivo è migliorare il decreto, non fermarlo», ha spiegato Pierpaolo Baretta, vicepresidente della Commissione speciale della Camera. Ma la sostanza non cambia molto. Anche il Pd come il Pdl punta a modificare, semplificandolo, la compensazione tra debiti e crediti delle imprese. E a semplificare, dove possibile, le procedure. Tema sul quale batte ancora Confindustria, i cui rappresentanti oggi incontreranno il Pdl.
Poi c'è lo sforzo dello Stato che è insufficiente, ha invece sottolineato la Cgia di Mestre.

Per l'allentamento del patto di stabilità interno, l'amministrazione centrale di fatto mette a disposizione solo 500 milioni di euro.

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