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Inizia a "decadere" il fronte anti Cav

Da Violante a Monti e Casini, si aprono spiragli per il salvataggio al Senato di Berlusconi. Prudenza nel Pdl

Inizia a "decadere" il fronte anti Cav

Roma - Per gli ottimisti sono piccoli bagliori di luce, spiragli sottili verso una discussione più serena del caso Berlusconi. Per i pessimisti soltanto piccole mosse tattiche che non porteranno lontano. Fatto sta che il fronte bipartisan di coloro che decidono di esporsi e chiedere perlomeno un supplemento di indagine sulla questione della decadenza, se non direttamente un atto di clemenza da parte del Capo dello Stato, si allarga.
Il tema centrale è la possibile richiesta alla Consulta, da parte della giunta del Senato, di un parere sulla retroattività della legge Severino. Un passaggio che secondo autorevoli esponenti del Pd e di Scelta civica sarebbe un atto pienamente legittimo. Naturalmente quelle provenienti da Via del Nazareno sono ancora voci flebili, eccezioni isolate nel coro giustizialista che continua ad alzarsi nel partito contro l'odiato nemico di sempre. Ma è difficile derubricare il tutto a dialettica periferica, tanto più quando il primo segnale arriva da Luciano Violante, il saggio Pd della commissione sulle Riforme che invita ad ascoltare i dubbi tecnici sollevati da autorevoli giuristi contro la decadenza immediata di Berlusconi e riconosce la legittimità di un ricorso alla Consulta, o anche alla Corte di Lussemburgo. Giacché la legalità, ricorda Violante, «impone di ascoltare le ragioni dell'accusato». Un segnale, sussurra qualcuno, che anche nel Pd esistono voci dissenzienti di fronte al rinnovo di quella sorta di patto tra Procure, politici e giornali, colpevole di aver piegato Via del Nazareno al giacobinismo e all'eterna ricerca dell'utile immediato a scapito di un serio riequilibrio dei poteri dello Stato.

Nel frattempo si muove anche Mario Monti che al Foglio dice che non troverebbe «scandalosa» la grazia a Berlusconi «proprio per il ruolo che ha avuto». Una correzione di rotta importante dopo che Scelta civica, con il capogruppo Gianluca Susta e con lo stesso Monti, aveva liquidato analoga proposta lanciata da Mario Mauro (e sposata anche da Anna Maria Cancellieri), definendola «semplice opinione personale». «A differenza di Grillo, non troverei scandaloso, né incompatibile con lo Stato di diritto, un eventuale provvedimento di clemenza, in considerazione del ruolo svolto da Berlusconi nella politica italiana» dice Monti. «Soprattutto, se il suo lascito arricchisse l'articolazione democratica del Paese anziché contribuire all'ulteriore esasperazione del clima politico».
Getta acqua sul fuoco anche Pier Ferdinando Casini. «È giusto pretendere che la giunta non sia un plotone d'esecuzione. Mi meraviglio che ci sia nel Pd chi vuole fare in fretta senza prendere in considerazione le opinioni di Onida, Capotosti, Violante, D'Onofrio. Più il Pd mostrerà di affrontare questo argomento con serietà e senza pregiudizi e più sarà libero di decidere quando si arriverà al voto».

Qualche segnale di rasserenamento del clima si coglie anche dentro lo stesso Pd. Se qualche giorno fa era stato Giorgio Tonini ad ammettere che «sulla decadenza di Berlusconi il Pdl ha diritto di chiedere un approfondimento serio», anche Rosanna Filippin tenta di smorzare i toni. «Nessuno ha mai detto che strozzeremo i tempi o le ragioni della difesa», assicura. «Il regolamento è tassativo e stabilisce una procedura. Al fine di accertamenti il presidente può nominare un relatore o un comitato. Poi si potrà ascoltare l'interessato o la sua difesa. E al termine si passerà al voto. Non stiamo parlando di mesi, ma nemmeno di chiudere tutto il 9 settembre. Rispetteremo sentenza e procedure». Dentro il Pdl si guarda ai movimenti in corso con prudenza. «La via negoziale non si è del tutto esaurita» spiega un dirigente.

«Ma bisognerà vedere, al di là delle aperture centriste, quale anima alla fine prevarrà dentro il Partito democratico».

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