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Youtube, fino a 5 anni per l'istigazione sul web: il piano del governo

L'esecutivo punta a creare un reato specifico che preveda condanne fino a 5 anni

Youtube, fino a 5 anni per l'istigazione sul web: il piano del governo

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Lo scopo è quello di evitare che la tragedia di Casal Palocco possa ripetersi: con questo obiettivo il governo Meloni sta valutando come intervenire per definire uno specifico reato in grado di arginare il fenomeno dell'istigazione sul web e punire chi, anche su Youtube, "esalta condotte illegali" o "istiga alla violenza". Per rendere concreto al più presto questo nuovo genere di reato, per il quale si ipotizzano pene fino a 5 anni, si potrebbe puntare a un'integrazione della legge "anti baby-gang" promossa dal Carroccio.

Tale normativa, stando a quanto riferito da Il Messaggero, è stata impostata in Commissione giustizia al Senato, e dovrebbe divenire parte integrante della seconda fase della riforma della giustizia che Carlo Nordio spinge per realizzare entro la fine dell'anno. "Il contrasto alla produzione e diffusione di video che esaltino condotte illegali è uno dei punti qualificanti" del disegno di legge, spiega il sottosegretario Andrea Ostellari. Un fenomeno purtroppo sempre più diffuso che spesso e volentieri vede protagonisti giovani che istigano a commettere reati tramite video caricati sul web.

Tra le cosiddette "challenge" e i filmati proposti con l'unico scopo di fare il pieno di like a qualunque costo, magari per massimizzare gli introiti, i pericoli in rete arrivano da ragazzi di varie fasce d'età. Ecco perché estendere nel ddl il nuovo reato al vaglio dell'esecutivo non contemplando solo i minori, ma riferendosi a "tutte le condotte illegali che vengano riprese e celebrate attraverso l'uso dei social, benché compiute da persone adulte, da cui ci si aspetterebbe una maturità che evidentemente non è scontata", prosegue Ostellari. Si arriverebbe pertanto a una modifica dell'articolo 414 del codice penale con la costituzione un nuovo genere di reato, cioè l'istigazione a delinquere e all'apologia tramite strumenti digitali, con pene da 1 a 5 anni per chiunque, a prescindere dalla fascia di età. "La ratio dell'intervento è evitare l'effetto moda generato da chi compie bravate sul Web", conclude il sottosegretario. E i numeri sono allarmanti: secondo l'Iss il 6,1% di ragazzini tra 11 e 17 anni ha affrontato una "challenge" online almeno una volta.

Per limitare il fenomeno, Azione-Italia Viva aveva proposto una stretta all'accesso a piattaforme social quali, ad esempio, Facebook, Instagram o TikTok e piattaforme varie, ai minori di 13 anni e di consentirlo, previo consenso dei genitori, nella fascia d'età compresa tra 13 e 15 anni."L'81% degli adolescenti è su Instagram, l'iscrizione ai social comincia dai 11 anni, oltre la metà dei giovani utilizza lo smartphone per più di 3 ore al giorno", aveva dichiarato Carlo Calenda. "E gli effetti sono lo sviluppo della dipendenza, la depressione, la crescita dei disturbi dell'alimentazione e del sonno, il cyberbullismo. Una normativa ci sarebbe già: in Italia si potrebbe eccedere ai social solo dai 14 anni in poi.

Ma non c'è nessun tipo di controllo".

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