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L'Italicum va ancora a rilento Niente intesa sulle quote rosa, il governo si rimette all'Aula

Forza Italia contraria a inserire una norma sulla parità di genere che modificherebbe l'accordo siglato tra Renzi e Berlusconi. Lite Gasparri-Carfagna. Seduta sospesa fino alle 18

L'Italicum va ancora a rilento Niente intesa sulle quote rosa, il governo si rimette all'Aula

L'Italicum è ancora al palo. Trattative in corso sulla parità di genere da introdurre nella legge elettorale. Non è ancora sciolto, infatti, il nodo degli emendamenti, finora accantonati, che mirano a modificare il testo dell’Italicum introducendo l’obbligo per legge di un’equa rappresentanza di genere, a partire dai capilista. A determinare l’impasse è la contrarietà dei vertici di Forza Italia ad inserire una norma sulla parità di genere che modificherebbe di fatto nuovamente l’accordo siglato tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi.

Il Pd sarebbe invece disponibile a una modifica della legge elettorale pro quote rosa, ma a patto che ci sia l’accordo di tutti i sottoscrittori del patto sull’Italicum. La battaglia bipartisan delle donne a Montecitorio, però, va avanti e sarebbero orientate a mettere comunque in votazione, quindi senza ritirarlo, l’emendamento a prima firma Agostini e appoggiato da diverse deputate di vari schieramenti. A questo punto l’Aula di Montecitorio, convocata per le 11, potrebbe subire un lieve slittamento, non essendo ancora chiaro, in comitato dei 9, come procedere visto l’impasse sulla parità di genere. ll relatore dell’Italicum e presidente della Commissione, Francesco Paolo Sisto, ha chiesto un rinvio dei lavori al pomeriggio non prima delle 14: "La necessità di approfondimenti rende indispensabile un corposo approfondimento da parte del comitato dei nove".

"Se passa l’emendamento sulla parità nella legge elettorale, allora io voterò per le preferenze". Parola di Daniela Santanchè, che in un’intervista a Repubblica, sottolinea: "Non voglio essere utilizzata dai nemici del patto Berlusconi-Renzi sulle riforme". La deputata di FI sottolinea come tra le 90 firmatarie dell’appello per la parità di genere "non mi risulta ci sia una renziana. Non è una battaglia di genere. L’interesse è quello di consumare la vendetta per far pagare a Renzi l’atteggiamento avuto verso Enrico Letta".

Duro scontro tra Maurizio Gasparri e Mara Carfagna. Dopo l'intervista di Gasparri al Corriere della Sera in cui il senatore aveva etichettato le deputate FI come "nominate da Berlusconi", la Carfagna ha ribattuto: "Non trovo molto utile al dibattito il contributo dell'amico Gasparri, anche perché non mi sembra che lui sia lì grazie al consenso, almeno nelle ultime due, tre legislature, ma perché nominato da Berlusconi come tutti noi". La discussione è continuata su Twitter. Gasparri ha scritto: "Ho sempre difeso Mara per i suoi meriti quando troppi l'hanno ingiuriata ma rispetti chi i voti li ha conquistati". Ribatte la Carfagna:"Maurizio, hai ascoltato quello che ho detto?".

Incontro alla Camera tra il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi e Denis Verdini, braccio destro di Silvio Berlusconi e titolare per Forza Italia della riforma della legge elettorale. Al centro dell’incontro i diversi nodi ancora da sciogliere. All’incontro era presente anche Daniela Santanchè. Secondo quanto si apprende da fonti di maggioranza, l’orientamento che starebbe prevalendo tra i sottoscrittori del patto sull’Italicum e il governo è di concentrarsi solo su un emendamento che mira a introdurre la parità di genere, ovvero l’emendamento a prima firma Agostini (Pd) e sottoscritto da diverse deputate di vari schieramenti, che prevede la parità di genere in una percentuale di 60 a 40, per i capilista. Su questo, il governo si rimette all’Aula, mentre i capigruppo di Pd, Fi, Sc e Ncd hanno deciso di lasciare libertà di voto in aula. Sugli altri emendamenti sulla parità di genere, invece, il governo sarebbe orientato a dare parere contrario.

In attesa che la seduta dell'Aula riprenda alle 18, in commissione Affari costituzionali è stato trovato invece l'accordo raggiunto sulla delega al governo per la costituzione di massimo 120 collegi plurinominali.

L'assemblea voterà l'emendamento Nardella sulla delega al governo e il subemendamento Centemero che, appunto, fissa a 120 il massimo di collegi plurinominali da costituire.

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