Politica

Kiev ci insegna a cosa servono gli F-35

Un certo pacifismo ideologico e dilettantesco vorrebbe suppergiù che l'Italia non avesse forze armate e dunque non dovesse mantenerle a scapito di iniziative ben più benefiche

Kiev ci insegna a cosa servono gli F-35

Forse questo è il momento giusto per tornare su una polemica che ha infuriato nei mesi scorsi. La polemica riguardava e riguarda le spese militari italiane, in particolare l'acquisto di aerei F-35, ciascuno dei quali costa 150 milioni di euro.

Ci si scagliava, con argomenti suggestivi e ragionevoli, contro il denaro profuso per i caccia e per una portaelicotteri mentre gli edifici scolastici vanno in rovina e c'è gente che per disperazione si toglie la vita.

Veniva calcolato il numero di asili nido e di ospedali che con quel fiume di soldi potevano essere realizzati. La struttura militare era vista come un parassita che l'Italia si porta dietro. Le risposte a queste accuse erano imbarazzate ed esitanti. Si obiettava che una parte ingente delle spese militari va in stipendi, che le missioni internazionali divorano grosse somme, che i nuovi mezzi - in particolare gli F-35 - hanno per l'Italia ricadute industriali importanti. Ci si appellava ai valori patriottici, e al sangue che per onorarli è stato versato. Si aggiungeva che i fondi italiani per la difesa sono in linea con quelli stanziati dagli alleati europei, e molto inferiori - percentualmente - a quelli statunitensi o russi.

Ma la replica (perché non scuole e ospedali anziché ordigni di guerra?) suonava perentoria. Io non mi inoltro nel dibattito riguardante l'idoneità delle scelte tecniche fatte ai massimi livelli, dopo studi che si presume siano stati accurati e dopo una serie di pareri favorevoli. È possibile che siano stati commessi errori. Purtroppo succede. Ma un certo pacifismo ideologico e dilettantesco vorrebbe suppergiù che l'Italia, come la Costarica - la citazione non è aggiornata, ma suppongo che le cose stiano ancora così -, non avesse forze armate e dunque non dovesse mantenerle a scapito di iniziative ben più benefiche. Unici armati, i poliziotti.

Non c'è minaccia di guerra - questa la tesi - e dunque l'Italia non ha alcuna necessità di prepararsi ad affrontare emergenze e attacchi. E quand'anche un attacco fosse venuto avremmo potuto contare sulla Nato e sulla potenza Usa. A loro, Nato e Usa, spetta adesso il compito d'impedire o, almeno, di contenere la intimidatrice pressione russa su territori che furono dell'Urss. A loro - e all'Unione europea - guardavano in attesa di solidarietà e di aiuto i dimostranti di piazza Indipendenza: cui è riuscita l'immane impresa di cacciare Yanukovich. L'Italia appartiene a un'alleanza e deve contribuire agli oneri finanziari che ne derivano. Forse spreca - a pensar male il più delle volte s'indovina - ma non spende e spande più di quanto fanno gli altri membri. Pure loro alle prese con le carenze della pubblica assistenza. È comodo, chi ne dubita, pensare agli asili nido e agli ospedali mentre altri s'incarica di tutelarci (e ci ha tutelati per decenni quando il rischio d'un conflitto mondiale era altissimo).

Comodo, ma non molto dignitoso.

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