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"L'accordo con l'Albania? Non necessario il voto del Parlamento"

Giovanni Zarra, docente di diritto internazionale, non ha dubbi: "L'Albania è un porto sicuro e l'Ue non ha espresso atti ufficiali vincolanti contrari all'accordo"

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"Non mi sento di dire che ci siano una violazioni lampanti". Giovanni Zarra, docente di diritto internazionale all’università Federico II di Napoli, ritiene che non vi siano difficoltà giuridiche nell'applicazione dell'accordo tra Italia e Albania per la gestione dei migranti.

L’opposizione ritiene che questo accordo violi il diritto internazionale. È davvero così?

"Premetto che le disposizioni giuridiche si prestano a interpretazioni. Si dice che l’accordo violerebbe la normativa costituzionale in tema di autorizzazione parlamentare alla ratifica del trattato stesso. Una buona parte della dottrina internazionalistica non è d’accordo. Fatto salvo che questo passaggio è obbligatorio, come è previsto in Costituzione, nella prassi non sempre è stato fatto come nel caso del memorandum tra Italia e Libia stipulato da Minniti. Anche l’approvazione della Carta delle Nazioni Unite ha avuto solo un passaggio parlamentare ex post. È una prassi che prende il nome di ‘accordi in forma semplificata’".

Cosa significa precisamente?

"Significa che l’accordo diventa vincolante con la firma, senza la ratifica che presupporrebbe l’autorizzazione delle Camere e che, per l’appunto, il presidente della Repubblica ratifica. Aggiungo, inoltre, che ogni qual volta è stato sollevato un conflitto di attribuzione rispetto a questa prassi, la Corte costituzionale lo ha sempre rigettato. Ecco perché, secondo me, sia l’accordo con l’Albania sia quello con la Libia possono essere fatti “in forma semplificata”.

E, invece, l’accordo italo-albanese viola le norme europee?

“Il legislatore italiano ha inserito nell’accordo una clausola di subordinazione rispetto al diritto europeo. Pertanto, se ci fosse un contrasto, il diritto europeo prevarrebbe in ogni caso. In ogni caso, si tratta di un accordo internazionale, concluso in forma semplificata, tra un Paese Ue e un altro che non fa parte dell’Unione. Un accordo che prevede una serie di procedure rispetto alle quali qualcuno ha dubitato della compatibilità con il diritto internazionale dei diritti umani. Ma anche su questo si può dibattere perché l’Italia, comunque, gestisce tutta la procedura dall’inizio alla fine e ne è giuridicamente responsabile. Le forze di polizia albanesi non possono neppure entrare nei centri per migranti che, in questo caso, risultano zone extraterritoriali”.

Quindi, alla resa dei conti, non c’è alcun tipo di violazione?

"L’Italia deve assicurare ai migranti raccolti in mare di sbarcarli in un porto sicuro, ma non viene specificato quale e dove debba essere situato. L’importante è che non li ributti in mare. Il secondo obbligo è fare in modo che chi ne ha diritto ottenga lo status di rifugiato. Ad oggi non risultano atti ufficiali vincolanti dell’Europa contrari a questo accordo e, in ogni caso, il trattato prevede la prevalenza dell’Unione Europea".

L’Albania è porto sicuro?

Sì. Non ci sono dubbi. Questa estate ci sono stati centinaia di turisti italiani.

Non c’è il rischio che i migranti subiscano violazioni dei diritti umani e, a tal proposito, ricordo che l’Albania, così come l’Italia, fa parte della Cedu”.

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