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L'alleanza è in vantaggio e disinnesca le mine sul terzo mandato e sulla questione Putin

Tutti i sondaggi: centrodestra avanti ma in Sardegna non sarà facile Si sciolgono i veleni sul putinismo e il nodo dei candidati governatori

L'alleanza è in vantaggio e disinnesca le mine sul terzo mandato e sulla questione Putin

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Il governatore leghista del Friuli, Massimiliano Fedriga, lo dice a mezza bocca: «In Sardegna non sarà una passeggiata». Anche il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, uno degli esponenti più influenti del governo, non pensa che l’esito delle elezioni di domenica sia scontato: «Il risultato - sostiene - è in bilico. Il sondaggio che ci dava sotto in realtà vede le due forbici sulle previsioni di voto dei due candidatimassima e minima - che collimano. Noi, comunque, abbiamo altri studi che ci danno sopra». In queste condizioni non resta che chiedere alla maga dei sondaggi, Alessandra Ghisleri. «I due candidati, cioè Truzzu per il centro-destra e la Todde per l’alleanza 5stelle-Pd, - è la sua tesi - hanno nei sondaggi percentuali sovrapponibili con una leggera prevalenza del primo. Il centro-destra che era in vantaggio di molto ha perso terreno per i casini interni».

Quindi, una partita che molti davano già vinta dalla Meloni e dai suoi alleati per effetto dell’onda lunga che era partita dal voto politico di un anno e mezzo fa, ora dicono che si sia un minimo riaperta. Naturalmente sul versante Pd-5stelle sono scaramantici, gettano acqua sul fuoco dell’entusiasmo. «È difficile, complicata - ci spera Giuseppe Conte nel bel mezzo del Transatlantico di Montecitorio - ma possibile. Vediamo. Comunque dopo le europee lavoreremo per mettere in piedi uno schieramen to tutti insieme». Una vittoria in Sardegna, infatti, sarebbe un volano per una nuova edizione dell’Unione. «Se dovessero vincere gli altri - disserta pensieroso il vicepresidente della Camera, il forzista Giorgio Mulè - il problema nascerebbe prima delle europee».

La politica è imprevedibile: ad ogni tornata elettorale si è appesi ad un risultato che può cambiare tutto in un baleno, o cristallizzare lo scenario per anni. Perché i risultati di ogni elezione locale vengono letti per prevedere il futuro come facevano gli aruspici con le viscere degli animali. Basta ricordare che Walter Veltroni si dimise dalla segreteria del Pd proprio per aver perso le regionali sarde.

Adesso - per stare appresso alla Ghisleri - le polemiche degli ultimi giorni non hanno aiutato il centro-destra anche se ieri nel comizio a Cagliari Meloni, Salvini e Taiani hanno marcato il concetto dell’alleanza compatta e unita fino al 2027. Certo nessuno può pensare che la vicenda Navalny possa condizionare il voto dei pastori sardi, ma l’immagine di una coalizione divisa su più temi sicuramente non aiuta. Anche perché ci sono comportamenti che disorientano: ad esempio, Salvini prima ha condiviso la fiaccolata bipartisan in Campidoglio di condanna dell’omicidio del dissidente russo; poi, però, ha usato parole che lasciavano dubbi su chi fosse il mandante o l’assassino. Per cui la Meloni ha voluto e dovuto caratterizzare il G7 presieduto dall’Italia con una forte impronta anti-putiniana.

Altra polemica non sopita tra Fratelli d’Italia e il Carroccio riguarda il terzo mandato per i Governatori. Oggi se si voterà l’emendamento della Lega che toglie il «tetto» dei due mandati, - al momento non è stato ritirato Salvini e i suoi secondo i calcoli degli uomini della Meloni si ritroveranno soli. Una conferma viene dal renziano Davide Faraone: «Se le opposizioni fossero unite la maggioranza andrebbe sotto, ma scappano». Sarà, quindi, solo una battaglia di testimonianza che rischia però di lasciare un solco nei rapporti nella coalizione a tre giorni dal voto in Sardegna. Tant’è che i leghisti avrebbero voluto rinviarlo alla prossima settimana, ma gli uomini della Meloni hanno risposto picche perché, appunto, c’è chi teme che nell’ipotesi di una sconfitta in Sardegna Salvini possa avere una maggiore forza contrattuale. C’è stato anche un ministro leghista che ha chiesto al presidente della commissione affari Costituzionali, Balboni di FdI, di giudicarlo inammissibile, ma non c’è stato nulla da fare: la Meloni vuole regolare i conti subito.

C’è il rischio, però, che la vicenda possa lasciare strascichi velenosi. Tutti i governatori, nessuno escluso di destra e di sinistra, sostengono - spiega il leghista Massimiliano Fedriga il terzo mandato. Sarebbe meglio rinviare la decisione a dopo le europee per svelenire il clima. Il tema, infatti, è delicato e rischiamo di farci male. Come si fa ad impedire ad un personaggio come Zaia, che in Veneto raccoglie il 76% dei consensi, di candidarsi? Come lo spieghi ai suoi elettori? E se gli impedisci di entrare in pista come puoi chiedergli poi di fare campagna elettorale per la coalizione? Senza contare che di sovente si cambia in peggio».

Già, il pericolo per il centro-destra è proprio quello di innescare delle mine e di mettere in moto meccanismi imprevedibili.

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