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Il finto sacrificio di Alfano, già pronto a incassare

È un braccio di ferro politico e psicologico quello che si svolge per tutto l'arco della giornata tra il Nuovo Centrodestra e il Pd

Il finto sacrificio di Alfano, già pronto a incassare

Roma - È un braccio di ferro politico e psicologico quello che si svolge per tutto l'arco della giornata tra il Nuovo Centrodestra e il Pd, fino alle dimissioni serali del sottosegretario Antonio Gentile. Una tela intricata, fatta di messaggi diretti e trasversali, di dubbi, frenate, considerazioni sulla ricaduta d'immagine, necessità di tutelare uno degli elementi di spicco del partito in termini di consistenza elettorale sul territorio. Per gli alfaniani la prova di resistenza alla pressione esterna non è facile da affrontare. La linea è quella della difesa pubblica a oltranza del sottosegretario, colpito dalla «macchina del fango» e da un moralismo strabico, rigoroso contro un non indagato e distratto contro gli esponenti del Pd, «attenzionati» dalla giustizia italiana. Naturalmente, però, il fuoco di fila che esplode ormai da ogni parte - alleati, opposizione grillina, organi di stampa all'unisono - non può non lasciare il segno e accendere dubbi sulla condotta da tenere. Per questo mentre si succedono i lanci di agenzia sulle mozioni di sfiducia presentate da M5S e da Sel e aumenta l'elenco dei parlamentari democratici apertamente schierati a favore delle dimissioni di Gentile, dentro Ncd scatta una riflessione. E qualcuno informalmente ammette fin dalla tarda mattinata che nulla può essere davvero escluso, che il partito sta facendo fino in fondo il suo dovere, ma se alla fine dovesse essere lo stesso Gentile a chiedere di fare un passo indietro, le dimissioni verranno accettate. L'importante, spiegano, è che non sia Matteo Renzi a compiere un intervento a gamba tesa e lasci a Ncd la gestione del caso.

Nei corridoi dei palazzi inizia fin dal pomeriggio a circolare anche una ipotesi per la sostituzione dell'attuale sottosegretario alle Infrastrutture. Il nome che viene sussurrato è quello di Dorina Bianchi, pisana ma eletta in Calabria, in buoni rapporti con Giuseppe Scopelliti ma anche con Angelino Alfano e Maurizio Lupi (seguita a distanza da Barbara Saltamartini e Sabrina De Camillis). Alla fine nelle valutazioni di Ncd - e dello stesso sottosegretario - entrano diversi fattori. Innanzitutto la presa di consapevolezza - consolidata nel corso di contatti telefonici e di un faccia a faccia ieri pomeriggio tra Alfano e Renzi - che sulla mina Gentile il governo rischia davvero di saltare. In secondo luogo l'apertura di una indagine da parte del procuratore di Cosenza - che non vede il senatore tra gli indagati - e il comprensibile desiderio dell'ormai ex sottosegretario di evitare problemi di eccessiva visibilità a suo figlio, spegnendo l'incendio politico. Naturalmente Ncd - che oggi procederà a eleggere Nunzia De Girolamo come nuovo capogruppo alla Camera - ora può sedersi al tavolo della trattativa sulla legge elettorale potendo contare sul credito che il sacrificio di Gentile gli ha regalato.

Pronta a rilanciare la palla nel campo del Pd e in caso di mancato ascolto, ad aprire il caso dei «diversamente indagati» del Pd.

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