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Letta blinda il suo governo e spera nello smottamento Pdl

A Rimini annuncia una nuova legge elettorale entro ottobre. Poi avverte: "Punito chi anteporrà l'interesse di parte al bene del Paese". E prova a vedere se tra gli alleati c'è chi può tradire il Cav

Letta blinda il suo governo e spera nello smottamento Pdl

Per segnare e celebrare la sua perfetta giornata «ciellina», Enrico Letta arriva tra i padiglioni della Fiera di Rimini di prima mattina. Partecipa alla messa di apertura del Meeting, visita gli stand, stringe le mani dei volontari, pranza al self service, visita la mostra sull'Europa. Alle 15 si presenta nell'Auditorium dei grandi eventi, lo stesso dove Giorgio Napolitano due anni fa tracciò la rotta delle grandi intese. E qui decide di giocarsi il tutto per tutto per blindare il suo governo e provare ad allungarne la vita.

Per il presidente del Consiglio è un po' come giocare in casa per la prima volta. Letta, infatti, è uno storico promotore di quell'Intergruppo per la sussidiarietà che può legittimamente essere considerato come il vero laboratorio dell'esecutivo attuale, il luogo franco in cui per anni è stata sperimentata la pacifica coesistenza di esponenti di centrodestra e centrosinistra sotto lo stesso tetto e sotto la regia di Maurizio Lupi e di Mario Mauro.

A consegnargli le chiavi dell'apertura del Meeting è quel movimento cattolico che da anni chiede ai parlamentari di sfilarsi le maglie dei club di appartenenza e provare a vestire quelle di una sorta di nazionale sperimentale della concordia.

Letta di fronte a queste sollecitazioni, dopo aver ascoltato la videointervista di Giorgio Napolitano, non si sottrae e pronuncia un discorso che è un distillato perfetto delle richieste avanzate da Cielle alla politica negli ultimi anni. Ma partendo da questa piattaforma il premier piazza alcuni affondi che somigliano molto al tentativo di imporre clausole di salvaguardia e di sopravvivenza per il suo governo. In particolare il passaggio che accende più di un malumore dentro il Pdl è quello in cui «prevede» che «gli italiani puniranno tutti coloro che anteporranno intessi personali e di parte all'interesse comune e all'uscita dalla crisi». Una liquidazione della questione Berlusconi in termini sbrigativi e offensivi, secondo gli uomini di Via dell'Umiltà, che fa dire a qualcuno che «Letta ha perso un'occasione buona per tacere». Tanto più nell'evocazione dei «professionisti del conflitto che vogliono coprire il vuoto di idee e mantenere così la loro rendita di posizione».

Il sospetto diffuso è che il premier abbia deciso di tessere la trama della «obbligatoria responsabilità» di fronte a una platea da sempre intimamente vicina al centrodestra. E di prendere slancio proprio da Rimini per la sua offensiva di autunno. Una trama che, se trovasse sponda nel Quirinale, potrebbe trasformarsi nella perfetta ragnatela in cui imprigionare Silvio Berlusconi così da eliminarlo dalla scena politica, evocando il perenne spettro della assoluta emergenza. Per Enrico Letta si tratterebbe del colpo perfetto. La decadenza di Berlusconi diventerebbe il «digestivo» migliore con cui fare accettare le larghe intese al Pd e assicurare lunga vita al suo esecutivo. Al Nazareno le spinte contrapposte non sono certo sopite. E risuonano anche parole che vorrebbero rappresentare una sorta di minaccia fatta cadere in campo avverso. Ad esempio quelle di Alessandra Moretti. «Berlusconi è un cittadino italiano, che deve accettare l'esito di una sentenza che seppur pesante per il Pdl va comunque applicata».

Una posizione non negoziabile che per la parlamentare Pd ora schierata nella corrente dei «non allineati» (ma in fase di avvicinamento a Matteo Renzi) potrebbe preludere a un Letta bis e a una maggioranza alternativa. «Penso - ragiona la Moretti - che se il Pdl dovesse abbandonare, cosa che non auspico ovviamente, Letta potrebbe essere incaricato nuovamente a verificare una nuova maggioranza che non escludo possa essere formata. E ritengo che da questo punto di vista ci sarebbero tutte le condizioni per farlo». Un affondo che dalle parti del Pd viene letto come una iniziativa autonoma della Moretti. Perché Letta a cambiare maggioranze e a imbarcarsi in improbabili avventure con i grillini non pensa proprio.

Piuttosto nella sua mente c'è l'obiettivo di chiudere il cerchio e costruire la sua perfetta maggioranza: quella con il Pdl «deberlusconizzato».

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