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Letta minaccia Pd e Pdl: «Se cado pagheremo l'Imu»

Il premier avverte i partiti: nessuno si prende la responsabilità della crisi sennò addio riforme. E all'Europa dice: "Centreremo l'obiettivo del 3%"

Letta minaccia Pd e Pdl: «Se cado pagheremo l'Imu»

Se cade il governo si pagherà l'Imu, i precari della scuola non verranno stabilizzati, la legge di Stabilità verrà scritta a Bruxelles. Le previsioni sono di Enrico Letta. Che annuncia: al contrario, se non cade, nella legge di Bilancio «ci sarà un taglio del costo del lavoro con un intervento sul cuneo fiscale».

In questa la situazione - commenta il premier - «nessuno si prenderà la responsabilità di mandare all'aria il governo». Enrico Letta cambia pelle. In vista del voto di mercoledì in Giunta per le elezioni va all'attacco. Ne ha per tutti. Al Pdl fa sapere che rischia di vedere inapplicata la cancellazione dell'Imu. Al Pd, che decadrebbe il decreto sulla scuola, con relativa stabilizzazione dei precari. Ed a tutti ricorda che il rischio di commissariamento europeo dei conti pubblici è sempre dietro l'angolo. «La legge di Stabilità la faranno Camera e Senato», precisa Piero Grasso, prendendo le distanze da Letta.

A proposito di conti pubblici, il presidente del Consiglio non prende nemmeno in considerazione un mancato rispetto quest'anno del vincolo del 3% del deficit in rapporto al Pil. «Lo centreremo e basta». Minore sicurezza la mostra Fabrizio Saccomanni. Gli scostamenti dal 3% «sono minimi e gestibili», garantisce il ministro. E riconosce che il rispetto del tetto «non è assicurato matematicamente». Tant'è che serve una manovra correttiva dal valore compreso tra i 5 ed i 7 miliardi strutturali quest'anno; ed altrettanti nel 2014. Per una correzione totale dell'andamento tendenziale del prossimo anno di 14 miliardi.

Durante la conferenza stampa a Vilnius, al termine dell'Ecofin informale, il ministro s'inerpica in spiegazioni tecniche sull'andamento del deficit di quest'anno che - a suo parere - non risente delle emissioni di titoli pubblici per rimborsare i debiti della Pubblica amministrazione: i rimborsi pesano sul debito - dice - non sul deficit. A giudizio del governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco (presente anche lui a Vilnius), al contrario, i rimborsi finiscono per appesantire anche il disavanzo. Visco e Saccomanni sono stati concorrenti per la carica di governatore della Banca d'Italia.

In questo confronto si inserisce Renato Brunetta: «il ministro dell'Economia non sembra avere le idee chiare». Il presidente dei deputati Pdl sottolinea come il ministro dell'Economia sia stato corretto tre volte negli ultimi giorni: sulla ripresa annunciata da Saccomanni «e smentita da organismi nazionali ed internazionali»; sul taglio del costo del lavoro («Costa troppo», aveva detto il ministro), «a cui sono seguite le precisazioni del presidente del Consiglio», commenta Brunetta. «Ed ora sul calcolo dei pagamenti dei debiti della Pa. Per fortuna che con Saccomanni a Vilnius c'era Visco».

Brunetta, poi, condivide le preoccupazioni di Letta nella stesura della legge di Stabilità. Ma deve indirizzarle - dice - «ai suoi compagni di partito che rendono l'aria irrespirabile. Deve dirlo ai pasdaran della Giunta per le elezioni del Senato». Che se votano la decadenza di Berlusconi viene meno la maggioranza. Con tutte le conseguenze tratteggiate dal presidente del Consiglio. E lo stesso Letta assicura che non sta lavorando ad un Letta-bis, magari con una diversa maggioranza. «Non faccio nulla che abbia a che vedere con giochi politici che mettano in difficoltà la tenuta del governo». E già che c'è si toglie un sassolino dalla scarpa (od un mea culpa). La riforma del Titolo V della Costituzione «è stato il grande errore ed è stato l'inizio dell'avvitamento del nostro sistema».

Quella riforma è stata votata da una maggioranza di centrosinistra.

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