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L'India rifiuta i nostri elicotteri Una mazzata da 560 milioni

RomaL'India (o meglio, il suo ministro della Difesa, Anthony) ha dovuto accettare l'arbitrato internazionale per tentare di mettere la parola «fine» sul contestato contratto per la fornitura di 12 elicotteri Agusta Westland. Contratto sul quale indaga sia la magistratura indiana, sia quella italiana, per sospette mazzette, distribuite sia in Italia sia in India.
Da oltre un anno il contratto è stato bloccato dal ministro della Difesa (un oscuro personaggio in cerca di visibilità politica interna), benché l'India abbia già pagato metà dei 560 milioni di euro di contratto e non abbia ancora ricevuto un elicottero. Ma l'operazione gli ha consentito di rimuovere i vertici militari che avevano benedetto l'operazione. Ed i nuovi vertici, nonostante la loro nomina sia stata voluta proprio da Anthony, hanno ribadito la validità del mezzo anglo-italiano della Finmeccanica.
Con un comunicato diffuso ieri, il ministero della Difesa ha dichiarato «chiuso» il contratto con l'Agusta. Ma ha accolto la richiesta italiana di un arbitrato internazionale per dirimere la vicenda: così come aveva chiesto da mesi proprio la Finmeccanica. Anche perché un contratto di fornitura non può essere cancellato con un comunicato stampa.
Nei prossimi mesi, quindi, si confronteranno due ex giudici della Corte suprema indiana, chiamati come avvocati di parte. Dalla parte del governo indiano ci sarà come «arbitro» Jeevan Reddy, 82 anni, in pensione da 17 anni. Agusta Westland, invece, ha scelto come «arbitro» Bellur Shikrishna, 74 anni, un giurista a cui il governo ha affidato anche l'elaborazione della riforma legislativa del settore finanziario.
Shikrishna, oltre a parlare 11 delle 22 lingue «ufficiali» indiane, è stato anche presidente dell'Alta corte del Kerala: Stato di cui è originario Anthony, il ministro della Difesa.
E proprio Anthony si era battuto contro l'arbitrato quale strumento per arrivare ad individuare una soluzione per la vicenda del contratto degli elicotteri Agusta. Poco più di un mese fa, appena la Finmeccanica aveva nomina Shikrishna quale consulente di parte, aveva categoricamente escluso ogni possibilità che il governo indiano avrebbe concesso l'arbitrato. «Non se ne parla», aveva detto. Invece, ieri, è stato proprio il ministero della Difesa a diffondere il comunicato con cui il governo accettava l'arbitrato.
Da notare che, quasi in coincidenza con l'esplosione dello scandalo del contratto degli elicotteri anglo-italiani, l'India (il ministero della Difesa) accantonava l'idea di dotarsi dei caccia Eurofighter (prodotti da un consorzio a cui partecipa anche Alenia) per scegliere i caccia francesi Mirage.
Secondo Daniela Santanchè, il caso indiano rappresenta la cartina al tornasole di come la «riforma della giustizia sia diventata un'emergenza nazionale». In quanto - rileva la parlamentare di Fi - le «inchieste spettacolo» finiscono per danneggiare l'industria nazionale. Gianfranco Librandi, invece, approfitta della vicenda indiana per chiedere le dimissioni di Mario Mauro, ministro della Difesa. «Si dovrebbe dimettere», dice il parlamentare di Scelta civica: partito a cui apparteneva anche il ministro prima della decisione di formare gruppi autonomi.

Con il risultato che la richiesta di dimissioni rientra nella polemica sul rimpasto di governo.

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