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Sulla grazia a Berlusconi Napolitano prende tempo

Nel colloquio con Napolitano Berlusconi ha fatto notare come l'agibilità politica sia legata a doppio filo alla sua capacità di movimento di fare campagna elettorale. Non si tratta di minacce e di ricatti. Il Quirinale: "È andato abbastanza bene"

Sulla grazia a Berlusconi Napolitano prende tempo

RomaLa grazia no, non adesso almeno, «non ci sono le condizioni», prima bisogna cominciare a scontare la pena. Silvio Berlusconi conosceva già la risposta, quindi quella domanda al capo dello Stato, che forse se l'aspettava, nemmeno l'ha fatta. Tanto la questione resta aperta comunque. E, stando a quanto trapela, nell'incontro dell'altra sera al Quirinale non si è parlato neanche di un'intervento di Giorgio Napolitano sui giudici di sorveglianza, quelli che dovranno decidere se il Cav andrà agli arresti domiciliari o se sarà affidato ai servizi sociali. Il presidente non sembra disposto. E poi, anche volendo, gli darebbero retta?
Così, evitando di pretendere l'impossibile sulla sua vicenda giudiziaria, il Berlusconi visto sul Colle ha portato a casa il possibile sul piano della «agibilità politica». Primo: dopo mesi di polemiche e di gelo, il rapporto con Napolitano è improvvisamente migliorato. Secondo: il faccia a faccia, preparato da una telefonata la settimana scorsa su Putin e la crisi di Crimea, ha di fatto rilanciato l'immagine del Cavaliere. C'erano dei dubbi e dei malumori su un eventuale vertice con Renzi per fare il punto sul patto per le riforme, ora invece «il pregiudicato» è stato accolto dai corazzieri. E se il capo dello Stato, sapendo bene di esporsi agli attacchi che si sono puntalmente verificati, gli ha concesso udienza a una settimana dalla sentenza, non è solo per dovere istituzionale nei confronti del leader del secondo partito del Paese. Sotto infatti c'è anche il riconoscimento plastico, visivo, del suo ruolo fondamentale per riformare il Paese. Del resto, nel saluto di Natale alle alte cariche, Napolitano era stato chiaro proprio sul suo «ruolo di primo piano per un periodo notevolmente lungo nella vita politica e istituzionale» italiana.
Il terzo punto che Berlusconi spera di segnare nella casella dei «più» è una moral suasion del presidente sui giudici, magari solo per far slittare la decisione a dopo le europee. Anche perché nel colloquio il Cav ha fatto notare come l'agibilità politica sia legata a doppio filo alla sua capacità di movimento di fare campagna elettorale. «Non mi possono ingabbiare». Allo stesso modo, il patto con Matteo Renzi è strettamente connesso al controllo di Forza Italia da parte del suo fondatore.
Non si tratta di minacce e di ricatti, fonti di entrambe le parti smentiscono le ricostruzioni in questo senso apparse su alcuni quotidiani. L'incontro non sarebbe stato uno scontro, anzi dal punto di vista del Quirinale è andato abbastanza bene. Forse pure Berlusconi, che a Napolitano ha ripetuto l'impegno a rispettare l'accordo con Renzi, preferisce guardare il classico bicchiere mezzo pieno. Il leader di Forza Italia infatti è salito al Quirinale «per parlare di riforme», argomento sul quale Napolitano è molto sensibile.

E siccome il presidente come Renzi pensa che le regole vadano scritte tutti insieme, ha promesso la sua mediazione sui nodi del Senato e del Jobs Act.

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