Politica

La lista Monticarlo? È una pattuglia di trasformisti

L'ammonimento di Elsa Fornero a Mario Monti sulle colonne della Stampa di ieri è tardivo: l'invasione nelle liste Monti c'è già stata

La lista Monticarlo? È una pattuglia di trasformisti

Roma - L'ammonimento di Elsa Fornero a Mario Monti sulle colonne della Stampa di ieri è tardivo: l'invasione dei trasformisti nelle liste Monti c'è già stato. E forse non poteva che andare così per un polo che fa da pensilina per gli scontenti del centrodestra e del centrosinistra. E che ha per leader quello che in un anno si è guadagnato il titolo di principe del trasformismo.

Già, Mario Monti. Colui che nel novembre del 2011 si infilò lemme lemme a Palazzo Chigi promettendo che la sua sarebbe stata un'esperienza rapida ma necessaria, una botta e via e mai si sarebbe ricandidato; e che oggi invece tracima da radio e tv dovunque aprendo la valigetta del politico e sciorinando la mercanzia: attacca tutti gli avversari, promette qualsiasi cosa, ha sempre pronto un responsabile che non sia lui per qualsiasi accusa. Anche il modo in cui il Prof è riuscito a rendere ineluttabile, quasi necessaria, la sua «salita» in campo, è un capolavoro di ambiguità: dapprima è volato a Bruxelles per farsi incoronare salvatore dell'Italia dai leader dei partiti del Ppe con Berlusconi in prima linea a chiedergli di assumere le leadership dei moderati, poi una volta tornato in Italia si è contrapposto proprio a Berlusconi e al partito che ha sempre rappresentato l'anima italiana del Ppe, facendo anzi intendere che, semmai, sarebbe più praticabile un'alleanza post-voto con il Pd.

Con un tale conducator, gli ufficiali non possono essere da meno. C'è Giuliano Cazzola, deputato ancora iscritto al gruppo Pdl e traslocato armi e bagagli a «Scelta civica». Come lui si sono comportati Gaetano Pecorella («Con la figura di Monti potrò finalmente recuperare i valori nei quali avevo creduto. La capacità. Il merito. L'onestà. E, perché no? Il rigore», ipse dixit), Mario Mauro, che proprio ieri ha annunciato ciò che già si sapeva, cioè che lascia sia il ruolo di capogruppo Pdl all'Europarlamento sia il Pdl stesso, Isabella Bertolini, che fino a novembre era iscritta al gruppo Pdl alla Camera, Alfredo Mantovano, sottosegretario all'Interno nell'ultimo governo Berlusconi. E poi c'è Beppe Pisanu, pidiellino di rito democristiano e da tempo rematore contro del primo partito di centrodestra: il suo approdo in zona Monti non procura certo sbalordimento.

Dal Pd a Monti il salto è ancora più lungo ma qualcuno l'ha fatto. Il primo è Pietro Ichino, fondatore del Pd a cui ha detto ciao qualche giorno fa per seguire Monti. Ma ci sono anche Mario Adinolfi, il politico pokerista che ha fatto un bel bluff: la sua storia da deputato del Pd è durata sei mesi, il tempo di farsi cadere in Aula i pantaloni oversize e di acquistare anche lui un'agenda Monti. E se Linda Lanzillotta da tre anni ha lasciato il Pd per finire prima nell'Api e poi nella palude del gruppo Misto prima di scoprire il Professore, Maria Paola Merloni è una transfuga nuova di pacca.

Se poi si guarda agli alleati, di voltagabbana è pieno: nell'Udc si possono fare i nomi di Ferdinando Adornato (nel curriculum Pci, Pd, Forza Italia e Udc) e Paola Binetti. E in fondo l'intero Fli (Gianfranco Fini in testa) può essere rubricato così. Al secondo zompafosso è giunta Giulia Bongiorno, l'avvocato peperino: eletta alla Camera nel Pdl è poi traghettata a Fli e sarà probabilmente la candidata centrista alla Regione Lazio.

Se non cambia ancora idea, naturalmente.

Commenti