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L'Italicum spacca il Pd: 35 senatori contro il Senato non elettivo

Cresce la schiera di senatori contro l'Italicum: maggioranza a rischio. Da Forza Italia no anche alle preferenze

L'Italicum spacca il Pd: 35 senatori contro il Senato non elettivo

Si mette male per Matteo Renzi sul fronte delle riforme cosituzionali. Italicum e riforma del Senato si fanno sempre più nemici anche all'interno della maggioranza. Un fronte critico e trasversale (dal Pd al Sel, dal M5S ai Popolari di Mauro passando per Forza Italia) che promette battaglia in aula e nella società civile contro la "deriva autoritaria" e il rischio di esproprio del diritto dei cittadini ad eleggere i proprio rappresentanti in un sistema bicamerale da riformare ma non da stravolgere.

Sono 14 i sub emendamenti depositati questa mattina in commissione Affari costituzionali dal gruppo che riunisce 35 senatori, tra cui ben 18 membri della maggioranza. A capo ci sono Vannino Chiti e Felice Casson (Pd), Loredana De Petris (Sel), Mario Mauro (Popolari per l’Italia) e Francesco Campanella (Italia lavori in corso). Tra i "no" spicca quello al Senato non elettivo. "I senatori sono 315, 35 di loro sono per Senato elettivo. Se aggiungiamo 40 parlamentari del M5S, arriviamo a 75. Numeri insufficienti per fermare le riforme del governo Renzi", dice però il senatore democratico Andrea Marcucci.

Il tema è caldo anche tra i senatori di Forza Italia. Il gruppo si è riunito con Paolo Romani, Denis Verdini e Giovanni Toti. Dal vertice è arrivato l'appoggio all'Italicum e la riconferma del patto del Nazareno, ma qualcuno - tra cui Augusto Minzolini - ha annunciato il proprio voto contrario alla non elettività del Senato. "Siamo vicini ad un accordo che spero, nelle prossime ore, si chiuderà", ha detto intanto Romani ai giornalisti, annunciando che il suo partito ha presentato "circa 20 subemendamenti" che puntano a "stabilire bene il criterio di proporzionalità nell'elezione dei senatori da parte dei Consigli regionali". E ha aggiunto: "Per noi esiste solo l'italicum. Per noi si parte e si finisce obbligatoriamente lì. È la migliore possibile. Aprire alle preferenze? Non esiste. Ma in realtà non ne parla nemmeno il Pd. Anzi, ne parlano meno loro di noi.

Non vi fate travisare".

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