Politica

L'Italicum supera il primo test ma al Senato rischia il pantano

L' Italicum passa le forche caudine della Camera con 365 sì, 156 no e 40 astenuti. Renzi esulta via Twitter: «Grazie alle deputate e ai deputati. Hanno dimostrato che possiamo davvero cambiare l'Italia. Politica 1 - Disfattismo 0». Il premier gongola e dice «#lasvoltabuona» ma la strada è ancora in salita e già si vedono i prossimi ostacoli all'orizzonte. Il provvedimento passa ora al Senato e mezzo Pd, alfaniani, altri piccoli e donne di tutti gli schieramenti promettono fin da ora di disfare quanto faticosamente costruito a Montecitorio. I numeri sono ben più risicati a palazzo Madama anche se il premier confida che, siccome al Senato le votazioni non possono essere segreti, i massacratori dell'Italicum dovranno agire a volto scoperto.
Soglie di sbarramento, preferenze, premio di maggioranza e parità di genere saranno ancora i temi su cui battaglieranno i senatori. Per ora le soglie di sbarramento sono tre: 12% per le coalizioni, 4,5% per i partiti coalizzati, 8% per chi corre da solo. Incubo per i cespugli. In pratica i piccoli, per sopravvivere, dovrebbero scegliere se schierarsi nel centrodestra o nel centrosinistra e quindi promettono sfracelli. Idem sul premio di maggioranza che scatta solo se la coalizione più votata supera il 37%. Altrimenti ci sarà ballottaggio per assegnare un bonus massimo del 15% in modo che il vincitore raggiunga ma non superi il tetto dei 340 seggi alla Camera. Anche qui i cespugli si lamentano: l'algoritmo che assegna i seggi - dicono - favorisce i grandi.
Niente preferenze, poi. L'Italia sarà divisa in 120 collegi (più o meno coincidenti con le attuali province) in ciascuno dei quali vengono eletti da 3 a 6 deputati. Le liste saranno brevi e i singoli candidati possono correre in non più di 8 collegi diversi. Non c'è l'obbligo di alternare come capilista uomini e donne. Anche su questo tema pezzi di Pd, Nuovo centrodestra e Scelta civica annunciano già di voler scardinare tutto. Enrico Letta e Pippo Civati, ieri assenti ingiustificati alla Camera, lasceranno nelle mani di Anna Finocchiaro - acerrima nemica di Renzi - la guida della fronda a Palazzo Madama.
Non solo frondisti del Pd, però. Nunzia De Girolamo (Ncd) fa già sapere che «Il bicchiere è ancora mezzo vuoto per l'assenza delle preferenze, speriamo di riempirlo al Senato. Occorrono alcune correzioni...». Infatti Alfano twitta: «Ok legge elettorale. Buon lavoro, migliorabile al Senato e il Nuovo centrodestra sarà ancora protagonista».
L'unico partito a blindare il patto Renzi-Berlusconi e quanto uscito dalla Camera è Forza Italia che avvisa: «Non accetteremo altri accordi al ribasso. Non staremo sereni fino a quando non vedremo l'ultimo sigillo sul testo - avverte Massimo Parisi - Abbiamo acconsentito a norme che non convincono in pieno e accantonato questioni a noi care. Non è la legge che avremmo voluto, ma la votiamo senza avere in cambio poltrone e senza aver chiesto niente se non il rispetto».
Unica voce fuori dal coro è l'azzurra Michaela Biancofiore che ieri a Montecitorio, addobbata a lutto, ha votato contro per via di una norma che favorisce la Svp nel suo Trentino Alto Adige: «Con il cuore pieno di tristezza non posso che votare in dissenso del gruppo.

Mi sono vestita di nero perché qui si sta celebrando il funerale della democrazia».

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