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È l'ora della decadenza ma il rischio arresto fa tremare le Camere

Senza immunità incombe la galera. E questo rivela che il Cav è un martire. Gli ex Dc e Psi fanno i pentiti dell'ultimo momento: "Dovevamo fermarci"

È l'ora della decadenza ma il rischio arresto fa tremare le Camere

Fatti che si incrociano, indizi che si sommano a formare, se non una prova, un segno. Che l'esecuzione pubblica del Cavaliere, la sua «martirizzazione» mediatica (col sottofondo di manette che tintinnano, da cittadino comune senza più scudi per arresti cautelari, eventualità che Berlusconi teme seriamente...), si possa tramutare in autogol. È un dubbio che attraversa lo spazio trasversale più moderato, da sinistra a destra, mentre a Palazzo Madama si monta il patibolo che farà rotolare stasera la testa del Caimano (trofeo da portare al congresso Pd). «Ne stanno facendo un'icona. E ora se ne accorgono» ragiona il senatore «falco» Minzolini, che da vecchio cronista nota una dissonanza. Mentre le esecuzioni di politici durante Mani pulite si accompagnavano a crolli nel gradimento del partito, stavolta sta succedendo il contrario. Da giorni, con l'avvicinarsi della decadenza, Berlusconi e la sua nuova Forza italia crescono nei sondaggi (anche superando, in coalizione con gli alleati, il centrosinistra). Segno - labile, certo, perché appeso a rilevazioni statistiche - che la liquidazione del leader Fi sia percepita, da una consistente fetta di elettorato, diversamente dal tripudio giacobino del '92. Elementi di un puzzle a cui aggiungerne un altro. Il salvataggio di ministri più integrati nel sistema Napolitano-Letta, a partire da Alfano (caso kazako) ma soprattutto la Cancellieri per lo scandalo Ligresti (difesa peraltro dallo stesso centrodestra). Certo, situazioni molto diverse da quella del condannato Berlusconi, sacrificato dal «sistema». Tuttavia, confronti che nella pancia dell'elettorato possono avere un peso emotivo.

Di qui - altro tassello del quadro indiziario - le improvvise frenate, al centro ma pure a sinistra. Una sonda politica come Casini, in cerca di spazi, ha lanciato una scialuppa a Berlusconi, con una proposta di rinvio della decadenza, già bocciata dalla maggioranza. Lo ha fatto più che per generosità, per «eliminarlo senza metterci la faccia», secondo la lettura cinica (ma in politica col cinismo spesso ci si azzecca) della Prestigiacomo. E forse temendo l'effetto boomerang della propria firma sull'esecuzione del Cav, in un elettorato moderato (quello a cui punta Casini coi suoi nuovi Popolari), cattolico, di estrazione Dc (partito mutilato dai pm) poco incline alla ghigliottina. La corrente Prima repubblica (ex Dc, ex Psi), disseminata nei partiti, assiste con imbarazzi al Decadence Day. Il centrista Cesa (Udc) nota «un solco sempre più profondo tra moderati ed estremisti», e chiede un gesto di «buon senso» (il rinvio della decadenza) perché «rischiamo di prendere una decisione in Senato che poi verrà rimessa in discussione dalla Corte europea» a cui Berlusconi ha fatto già ricorso contro l'applicazione retroattiva della legge Severino. A sinistra il senatore socialista Buemi chiede una soluzione alternativa, un rinvio. Nel Pd, che non può permettersi il lusso di farsi superare su questo terreno dal M5S, viene subito accusato di tentato tradimento il deputato Boccia, per aver detto a Radio24 che il senatore Berlusconi, «come ogni cittadino», ha diritto a chiedere la revisione del processo. L'effetto «martirio» si misurerà anche su un secondo registro. Quello degli altri processi a carico del quasi ex senatore Berlusconi: Ruby 1 e 2, e poi la presunta compravendita di parlamentari (Napoli). Il professor Coppi, legale del Cavaliere, definisce «irreale, assurda, oltre il limite della stessa provocazione, l'ipotesi di arresto per Berlusconi». Un timore che però appartiene al «periodo più brutto» della vita dell'ex premier. Con, anche qui, coincidenze temporali suggestive. Proprio da qualche giorno Valter Lavitola, difeso dall'ex Pdl Maurizio Paniz, ha cambiato linea (ma la Procura di Napoli smentisce), iniziando a collaborare con i pm che accusano Berlusconi di aver comprato il voto dell'ex senatore De Gregorio per far cadere Prodi. Lì l'accusatore è Woodcock. Mentre per il Ruby ter, dov'è possibile che un Berlusconi in libertà sia considerato incompatibile con le indagini sulla trasparenza dei testimoni (sospettati di aver detto il falso), è la Procura di Milano.

In entrambi i casi, non esattamente degli amici di Berlusconi.

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