Politica

M5S, mal di pancia per la Lombardi e "fronda" sul governo

Aumentano le tensioni nel M5S. In discussione la linea politica: molti grillini pronti a votare un governo del presidente. Mal di pancia per la condotta della Lombardi

Vito Crimi e Roberta Lombardi al termine delle consultazioni
Vito Crimi e Roberta Lombardi al termine delle consultazioni

Almeno per ora i parlamentari a Cinque Stelle tirano un sospiro di sollievo. Sbarrare la strada a un governo "partitocratico" guidato da Pier Luigi Bersani sembra piuttosto facile: il premier incaricato non è andato oltre quella proposta. Ma fallito il tentativo del segretario democrat, all'interno del movimento si apre un’altra partita. Perché dire "no" a un presidente del Consiglio esterno ai partiti e gradito all’area "grillina" indicato dal capo dello Stato Giorgio Napolitano, sarebbe ben più arduo. Tanto da rischiare una spaccatura tra i seguaci di Beppe Grillo.

Mentre tra i deputati crescono i malumori verso la capogruppo a Montecitorio Roberta Lombardi, criticata sia per la comunicazione "ruvida" verso l’esterno sia per la "scarsa disponibilità al dialogo" con i suoi. A serrare le fila e motivare un gruppo che rischia di sfilacciarsi davanti a certi nomi, come già accaduto al momento di eleggere Pietro Grasso alla presidenza di Palazzo Madama, si penserà Grillo in persona. Il "capo politico" del Movimento 5 Stelle ha chiesto di incontrare deputati e senatori. L'appuntamento non si terrà a Roma. Probabilmente la convocazione arriverà già la prossima settimana: l’ipotesi di vedersi già venerdì o sabato è stata, infatt, resa impervia dalla pausa pasquale. Sarà la prima riunione del comico genovese coi neo eletti dopo l’insediamento delle Camere e servirà a "tarare" la pattuglia e a rinsaldarla attorno alla linea comune e definire meglio le "regole d’ingaggio" dell’attività dei grillini in parlamento.

Che non sia una passeggiata gestire un gruppo che solo a Montecitorio conta 109 parlamentari, lo sperimenta in questi giorni la Lombardi. Alla capogruppo, durante una riunione che si è tenuta negli scorsi giorni, il deputato Adriano Zaccagnini è arrivato a chiedere le dimissioni per un intervento in Aula preparato senza rispettare il metodo partecipato con cui i Cinque Stelle scrivono i discorsi. Quella vicenda si è chiarita. Ma il malcontento non è sopito. Lo provano le critiche non sottaciute all’atteggiamento "troppo chiuso" tenuto dalla Lombardi nelle consultazioni con Bersani e alla battuta su Ballarò che al segretario piddì secondo alcuni ha "fornito un assist". "Apprezzo molto Crimi", ha fatto presente un deputato sottolineando il diverso approccio dei due capigruppo per spiegare le critiche alla Lombardi. "Lui ha un atteggiamento umano - ha continuato - per intenderci: da un lato c’è chi dice a prescindere che la linea è una e non si discute, dall’altro chi dice: la linea è quella, ma possiamo parlarne". Possibile, come si vocifera, che qualcuno stia preparando un documento di sfiducia alla capogruppo alla Camera? "Non mi risulta - risponde un altro deputato - Ma può darsi".

Al di là delle beghe interne sembrano delinearsi sempre più i contorni di una fronda interna ai gruppi parlamentari che potrebbe portare a spaccature al momento di votare la fiducia al governo. Da un lato ci sono infatti coloro che con fermezza escludono qualsiasi soluzione che non nasca dall’iniziativa del Movimento 5 Stelle. Dall’altro sono sempre più numerosi coloro che, pur confermando il "no" a un esecutivo partitocratico, non si tirerebbero indietro di fronte a un "governo del presidente" proposto dallo stesso Napolitano e fatto di nomi graditi ai Cinque Stelle. In un caso del genere i pentastellati chiedono ai loro capigruppo almeno di poter votare la linea. Tant’è che quando Crimi sembra concedere un’apertura, poi smentita, a un governo del presidente, c’è chi, come il deputato Andrea Cecconi risponde apertamente: "Perché no?". "Va bene, parliamone", gli ha immediatamente fatto eco Stefano Vignaroli. Insomma, davanti a una proposta del capo dello Stato, al quale anche Grillo ha fatto i complimenti, i grillini non possono che fermarsi a riflettere. Che alla fine gli si dica di "no", non lo si dà per scontato.

E non ci si sente neanche di escludere che in caso di un niet a un esecutivo di alto profilo, qualcuno decida di votare in dissenso dal gruppo e, quindi, andare incontro a certa espulsione.

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