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Maran smonta Sala e il Pd. "Vincere a Milano non basta"

L'assessore ai dem: "Sconfitti, ma nessuno si dimette". Il sindaco di Milano: "La Lega cresce? Fa meno tweet e più lavoro"

Maran smonta Sala e il Pd. "Vincere a Milano non basta"

A sconfitta palese e netta due giorni fa aveva già twittato che il film delle Regionali «è una replica delle Politiche del 25 settembre, è significativo come non cambiando nessun ingrediente si ottengono effettivamente gli stessi risultati».

E ieri Pierfrancesco Maran, l’assessore Pd della giunta Sala che si era autocandidato qualche giorno prima che la scelta del centrosinistra cadesse su Pierfrancesco Majorino per chiedere primarie, patto con il Terzo polo e «fuori i 5 Stelle», ha inviato ai dirigenti Pd un messaggio al vetriolo.
Che smonta anche i tentativi dem e del sindaco Sala di rimarcare il successo (almeno) a Milano o la tenuta del partito al 21,4% per coprire la debacle totale. «La sinistra non può vivere di rendita - premette Maran -. Lo dicono i numeri, ma lo dicono soprattutto le questioni sociali ed economiche che dobbiamo affrontare in questi anni: non ci si può chiudere in dinamiche autoassolutorie sul risultato elettorale del Pd o l’esito del voto a Milano e in alcune aree urbane. Da troppo tempo abbiamo smesso di essere sviluppo e lavoro, ma solo declinazione di diritti che spesso non riusciamo a tramutare in leggi». Vedi il ddl Zan o la battaglia sullo ius soli. «Ci chiamiamo Pd ma poi nominiamo liste bloccate alle elezioni, cancelliamo le primarie con un semiunanimismo di tutto il gruppo dirigente e dopo gli esiti elettorali non si dimette mai nessuno, è una cosa pazzesca ma addirittura Letta ha rivendicato positivamente i risultati» affonda.

Nessuna pianificazione ben sapendo «che le Regionali si sarebbero tenute a inizio 2023» e niente primarie «con la scusa che non c’era tempo o che alcuni alleati non avrebbero gradito». Il seguito suona come il manifesto con cui non lui direttamente forse ma un esponente della sua corrente si candiderà alla segreteria regionale, Vinicio Peluffo e la coordinatrice milanese Silvia Roggiani sono in scadenza.

«In un anno e mezzo - sottolinea - abbiamo perso oltre 70mila voti solo a Milano, dobbiamo invertire la rotta e un congresso serve anche a questo, a definire visione e obiettivi». Stop «cooptazioni su liste bloccate o inventarsi scuse per non far le primarie». Secondo: «Non esistono privilegiati della Ztl ma persone che anche in città fanno fatica».

Terzo: «Milano non è un fortino da difendere, dobbiamo rompere un accerchiamento», da Cinisello a Cologno dove si vota primavera. Va «recuperato il rapporto con «gli alleati storici nelle città», civici e Terzo Polo, anche se con Renzi e Calenda «le aperture devono essere bidirezionali, la candidatura di Moratti è stata una forzatura con esiti negativi anche verso i loro elettori». E vorrebbe da Elly Schlein e Stefano Bonaccini, in corsa per la segreteria nazionale del Pd, parole chiare sul «percorso che ci ha portati ai risultati delle Regionali e su che idea hanno del Pd per il futuro, se vogliono parlare oltre gli steccati».
Sala è «molto soddisfatto» per il voto giovanile e il risultato a Milano: almeno qui Majorino è arrivato davanti con il 46,8%, Attilio Fontana si ferma al 37% (contro il 54% della Lombardia), anche Moratti va meglio (13,8%) e in Zona 1 supera il 25%. Il Pd prende il 27,7% dei voti e la Lega si ferma al 7,3. «É il momento di andare oltre i luoghi comuni, non siamo la sinistra della Ztl, abbiamo vinto in tutta la città - sostiene Sala -. Qui funziona una sinistra progressista ma molto tesa a far funzionare le cose, che non perde tempo in mille tweet e presenze tv».

Il flop di Moratti? «É passata in tempi troppo brevi da potenziale candidata del centrodestra, poi del centrosinistra, poi a flirtare con Bossi. Si può anche cambiare idea politica ma l’operazione richiede tempo».

Coglie il dato dell’astensionismo per dire «basta alla liturgia del voto su due giorni e alla chiusura delle scuole, va trovata un’altra soluzione. Conosco un sacco di famiglie che potendoselo permettere sono andate via dei giorni perchè o figli erano a casa». Ha tenuto, anzi è cresciuta la Lega e Sala offre un consiglio non richiesto al leader e viceministro: «Il Salvini che va a vedere i cantieri paga più del Salvini polemico, se dimostri che lavori e ti perdi meno in tweet può funzionare». Il primo dossier da affrontare con il governatore Fontana è quello per tenere le gare olimpiche di pattinaggio di velocità su ghiaccio a Milano, alla Fiera di Rho: «Ci teniamo entrambi molto, la proposta di Fondazione Fiera è buona e penso che ce la faremo».

Anche Salvini ammette che sul perchè il centrodestra «stravinca ovunque nelle province e fatichi a Milano serve una riflessione.

Io in questi mesi ho già cercato di non polemizzare, vedrò di entrare in modalità monaco buddista e di fare solo il ministro».

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