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Maroni a Saviano: "Infamie, voglio la replica"

Dopo le accuse alla Lega di «interloquire» con la ’ndrangheta, il ministro protesta e si appella al capo dello Stato Lo scrittore: "Ho raccontato fatti". Raitre dice no all’invito: "Ci quereli". Ma poi Ruffini accetta: "Mandi un video"

Maroni a Saviano: "Infamie, voglio la replica"

Roma Un Maroni così arrabbiato non lo sentivano da tempo in via Bellerio. Il colonnello leghista più moderato e diplomatico di tutti, davanti al teorema Fazio-Saviano sulla ’ndrangheta che al Nord «interloquisce con la Lega», ha perso davvero la pazienza. Nel giro di qualche ora il ministro, prima da Radio Padania e poi con una lettera ufficiale, ha chiesto alla Rai, al presidente della Vigilanza e ai due presidenti delle Camere, di poter replicare da quello stesso palcoscenico alle dichiarazioni «totalmente prive di fondamento, gravemente offensive e diffamatorie» fatte dallo scrittore (già promosso anchorman dal suo direttore di rete Ruffini), riservandosi la possibilità di chiedere un intervento persino al capo dello Stato. Anche perché l’attacco alla Lega tocca proprio il campo in cui Maroni ha ottenuto risultati riconosciuti da destra a sinistra (e qualche mese fa dallo stesso Saviano, come ricorda il senatore leghista Gianpaolo Vallardi). «Come ministro dell’Interno che combatte quotidianamente ogni forma di criminalità organizzata mi sento profondamente offeso e chiedo di poter esercitare il diritto di replica per contestare tali falsità», scrive Maroni.

Mancava solo questo incidente per far irritare ulteriormente la base leghista, già piuttosto nervosa per lo stallo governativo causa distinguo finiani. Sui forum della Lega Nord è un’esplosione di rabbia contro lo scrittore partenopeo, ormai assimilato all’opposizione intenta a ribaltare la maggioranza («Vergognati Saviano» dice un post con decine di commenti sul sito di Radio Padania). L’uso killeristico di una vicenda molto marginale, che riguarda un singolo consigliere della Lega (non indagato e già messo in quarantena dal partito) e la patacca su Miglio sono suonati come una provocazione intollerabile per i leghisti. Il capo dei leghisti in Vigilanza Rai, Davide Caparini, ha consegnato al presidente dell’Agcom un ricorso contro il programma di Fazio-Saviano, per violazione della par condicio e assenza di contraddittorio. L’ira leghista, però, ha sorpreso Saviano, che si è detto «stupito e allarmato» dalle parole di Maroni: «Non capisco di quali infamie parli, io ho raccontato solo dei fatti». Ma anche il consigliere regionale chiamato in causa dall’inchiesta e da Saviano passa alle vie legali: «Sono offeso, querelo».

A parte il prevedibile sostegno del centrodestra al ministro e del centrosinistra a Saviano (finiani compresi e ad eccezione di Enrico Letta e Massimo Cacciari), la questione è cosa succederà adesso. Oggi si riunisce il cda Rai per valutare anche questo caso. I consiglieri di maggioranza cercheranno di far votare una proposta che impegni il direttore generale e poi il direttore di rete e rimediare al torto fatto. Ma, per fare questo, serve l’unanimità, eventualità abbastanza improbabile visto il tenore delle dichiarazioni partigiane di un membro, rappresentante del Pd, come Rizzo Nervo («Grazie Saviano»).

Agguerritissima è però Giovanna Bianchi Clerici, consigliere Rai in quota Lega: «Trovo piuttosto strano - spiega al Giornale la Clerici - che un programma di intrattenimento formuli accuse così pesanti. Io l’ho visto in diretta, è stato un pungo nello stomaco. La Rai ha il dovere di intervenire, e se domani (oggi, ndr) i miei colleghi non saranno tutti d’accordo sarà un fatto molto curioso». La stranezza in effetti parte dall’inizio, dal format originario di Vieni via con me, sintetizzato nella «scheda di programma» sottoposta e votata dal consiglio di amministrazione Rai. In quella scheda il programma è presentato come una «rubrica culturale» che non prevede la presenza di politici, ma contenuti «a cavallo tra informazione e costume - si legge nella «Scheda prodotto programma» -, in cui i conduttori Fazio e Saviano si scambiano continuamente di ruolo in un confronto che si trasformerà in un duello di idee». Tutta un’altra cosa rispetto allo show politico e schierato andato in onda sul Tre. Il direttore di Raitre, intanto, promuove sul campo Saviano, mentre di rispondere a Maroni si autoincarica - altra irritualità incomprensibile - il capostruttura Loris Mazzetti, responsabile del programma spargi-fango: «Se il ministro Maroni si è sentito offeso ci quereli. Non credo che ci sarà la possibilità di replicare nel nostro programma culturale». Culturale.

In serata è arrivata la retromarcia dei vertici della rete.

È stato lo stesso Paolo Ruffini a offrire a Maroni nella prossima puntata «una dichiarazione scritta o filmata di precisazione, di rettifica o di replica a quanto affermato».

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